Il sindaco non sceglie

Il direttore de La Nazione risponde ai lettori

Pierfrancesco De Robertis

Pierfrancesco De Robertis

Firenze, 26 luglio 2016 - CARO DIRETTORE, il Consiglio di Stato ha stabilito che entro ferragosto avremo in Italia le prime unioni civili, come previsto dalla legge. Ho sentito parlare di obiezione di coscienza da parte dei sindaci, che potrebbero non «celebrarle», ma non ne comprendo il motivo. Duccio Vanni, Pisa

 

CARO VANNI, non lo comprendo neppure io, e mi chiedo anche solamente come sia potuta circolare una simile scemenza. Il sindaco, come chiunque altro, è chiamato a osservare la legge e non a interpretarla a proprio piacimento, legge che in questo caso non prevede giustamente l’obiezione di coscienza. Se tutti volessero applicare solo le normative che intimamente approvano staremmo lustri! Ci sono casi in cui l’obiezione di coscienza è prevista, in particolare per gli operatori sanitari, ma lì il discorso è diverso perché si tratta di pratiche che molto hanno a che fare con convinzioni interiori e con l’etica individuale. Ma un registro delle unioni civili è diverso da un’interruzione volontaria di gravidanza. Il sindaco che non vuole uniformarsi alla legge può sempre dimettersi e tornare al proprio mestiere!