Viaggio in una serata qualunque dell’emergenza all’ospedale di Perugia

Una notte al Pronto Soccorso nel «girone» dei pazienti: ore e ore di attesa prima di ’arrivare’ dal medico

Un pronto soccorso (foto repertorio)

Un pronto soccorso (foto repertorio)

Perugia 1 marzo 2015– Storia di una notte di «ordinaria» e infinita attesa al pronto soccorso dell’ospedale «Santa Maria della Misericordia», altrimenti definito «eccellenza» della sanità regionale. Una sera qualsiasi oltre le porte automatiche, soglia di ingresso al «girone» dei pazienti, di nome e di fatto. Ore 22.30 di giovedì scorso. Qui, tra infermieri gentili e due medici encomiabili che dal gran lavoro non trovano nemmeno il tempo per una sosta alla toilette, scopri il famigerato «Triage». Il metodo che regola l’accesso alle cure, ovviamente, non avviene sulla base dell’ordine di arrivo ma sulla priorità delle condizioni, il cui grado di urgenza è rappresentato da un codice-colore assegnato all’arrivo.

Di fatto, però, (chissà se chi organizza turni e personale si è mai trovato a trascorrere del tempo in queste sale d’attesa), constati che si tratta di un sistema per ovviare a un’insufficienza di personale rispetto ai soggetti che hanno bisogno di aiuto. Risultato: la media di attesa per un ‘codice verde’ (si va dal bianco al rosso passando da verde e giallo) è di tre ore abbondanti, pure in assenza di emergenze precedenti. Ore 23.30. La sala d’aspetto è stracolma di persone dalle età anagrafiche disparate. Bimbi, anziani, adulti alle prese con ferite di varia entità, fratture sospette o altre patologie. Tutti più o meno preoccupati. Tutti, dopo le prime ore, rassegnati. «Glielo avevo detto ai miei figli – dice un’anziana, sfinita, sulla poltrona a rotelle, intorno all’una di notte (poi verrà ricoverata) – portatemi all’ospedale di Foligno, qui è sempre così». Stessa considerazione dai genitori di un ragazzino con una ferita alla testa e di un altro con fitte all’addome, spariti poi nei corridoi della visita specialistica all’una e trenta. «Siamo qui dalle 19... ». Nessuno alza la voce, nessuno preme. C’è rassegnazione. Pazienti di nome e di fatto. Solo un tizio, alterato forse dall’alcol, dà in escandescenze. L’arrivo dei poliziotti riporta la calma. E pensare che di ambulanze con codici gialli, per fortuna, ne arrivano solo due. «Aspettiamo», dice un signore con la mano che sanguina. Del resto non è certo contro i medici sommersi dal lavoro che ci si può scagliare. Ma una riflessione accomuna tutti (anche quelli che dopo un po’ ‘abbandonano’ e se ne vanno: è il caso di un uomo con fitte al costato accompagnato dalla moglie in avanzato stato di gravidanza). «Possibile che il principale ospedale della regione abbia così poco personale per un pronto soccorso in cui confluisce gente anche da altre città?».

Donatella Miliani