Salute, ricercatrice ternana scopre perché alcuni tumori resistono alla chemio

Diletta Di Mitri, 34 anni, lavora in Svizzera. Il suo studio, curato con altri esperti della ricerca oncologica, pubblicato sulla prestigiosa "Nature"

Diletta Di Mitri, la ricercatrice ternana autrice di una importante scoperta oncologica

Diletta Di Mitri, la ricercatrice ternana autrice di una importante scoperta oncologica

Terni, 28 agosto 2014 - "Nature" è una delle riviste scientifiche con maggior credito a livello internazionale. Pubblicare una ricerca su "Nature" significa non soltanto essere letti in tutto il mondo, ma soprattutto aver scoperto o aver fatto qualcosa di importante. Ancora di più se in campo medico. Una ragazza di Terni di 34 anni ce l'ha fatta. E non su una cosa di poca rilevanza: bensì sul perchè della resistenza di alcune patologie tumorali alle terapie chemioterapiche. Diletta Di Mitri è uno dei quei cervelli in fuga di cui tanto spesso si parla, e quasi sempre con una certa superficialità come se si trattasse di un qualcosa di inevitabile che in fondo non fa differenza (e invece la fa, eccome!). In fuga da Terni in primo luogo, perchè nonostante le tante chiacchiere degli ultimi 20 anni la facoltà di biotecnologie non è mai partita e Diletta la laurea con lode è andata a prendersela a Bologna. Poi la fuga dall'Italia, dove la ricerca - se non è quella di tartufo - è scarsamente considerata. Diletta Di Mitri un posto lo ha trovato nel laboratorio diretto, guarda caso, da un altro italiano, Andrea Alimonti, presso l'istituto oncologico di Bellinzona. Tanti mesi di intenso lavoro e poi la scoperta che sta facendo discutere. 

Diletta, qual è il succo della scoperta?

Una popolazione di cellule del sistema immunitario, le cellule mieloidi, infiltra il tumore e interferisce parzialmente con gli effetti della chemioterapia. Finchè le cellule mieloidi sono lì, il tumore riesce a sfuggire alla senescenza, ossia al blocco della proliferazione cellulare che verrebbe indotto dalla terapia. Bloccando la migrazione delle cellule mieloidi con un farmaco specifico, siamo riusciti dunque a rinforzare l’effetto della chemioterapia ed impedire l’evasione dalla senescenza da parte del tumore. Il nostro progetto ha richiesto più o meno 2 anni di lavoro. L’idea è nata grazie al confronto con il capo laboratorio, Dott. Alimonti, e con il Dott. Alberto Toso, primo nome dell’articolo su "Nature" insieme a me. Abbiamo iniziato studiando la letteratura scientifica sull’argomento. Si legge, si ragiona, si discute con i colleghi fino a individuare una possibile soluzione. Dopodiché ci si mette a testa bassa nel laboratorio per capire le l'intuizione avuta può essere buona o meno. Stavolta il risultato è stato positivo.

Nella sostanza delle cure, la vostra scoperta cambia qualcosa?

E' chiaro che ha chemioterapia ha dei limiti e a volte non è risolutiva. Il nostro progetto suggerisce che l’associazione con altri farmaci può, in determinate circostanze, incrementarne l’efficacia.

Il progetto è terminato o andate avanti?

Stiamo approfondendo ulteriori aspetti che sono emersi nel corso della ricerca. Purtroppo la lotta ai tumori è ancora lunga e non possiamo abbassare la guardia.