Sub morti alle Formiche: "Io, sopravvissuto per puro caso e ora mi sento un miracolato"

Fabio Tancetti è stato il primo a rendersi conto della tragedia L'ESPERTO: "SUCCESSE ANCHE A ME, COLPA DEI FILTRI SPORCHI" / NELLE BOMBOLE E NEL SANGUE TRACCE MONOSSIDO DI CARBONIO / IL FUNERALE DEL DOTTOR GIAIMO - FOTO / LA CERIMONIA FUNEBRE PER ENRICO CIOLI E GIANLUCA TREVANI - FOTO/ I RISULTATI DELLE AUTOPSIE / LA TESTIMONIANZA / "HO FORNITO IO LE BOMBOLE AI SUB" / C'E' UN INDAGATO

L’AMICO Fabio Tancetti ha cercato di aiutare Fabio Giaimo

L’AMICO Fabio Tancetti ha cercato di aiutare Fabio Giaimo

Perugia, 22 agosto 2014 - «SI’, ORA MI SENTO davvero un miracolato». Quasi sussurra le parole al telefono Fabio Tancetti, il sub perugino che durante l’immersione nell’Arcipelago delle Formiche lo scorso 10 agosto ha dovuto assistere impotente alla morte dei suoi tre amici: Fabio Giaimo, Enrico Cioli e Gian Luca Trevani. I riscontri sulle bombole d’ossigeno e i risultati degli esami tossicologici hanno fatto luce sulla causa della tragedia che si è consumata nei fondali del Grossetano: la presenza di monossido di carbonio nelle bombole stesse. Tancetti sa di aver rischiato la morte: sarebbe bastato che fosse stato lui a utilizzare una delle tre bombole fallate.

MA LA CONFERMA della presenza di monossido di carbonio nelle riserve di ossigeno usate dai sub perugini alle Isole Formiche non arriva come un fulmine a ciel sereno: «Un po’ ce lo aspettavamo tutti», mormora lo stesso Tancetti, comprensibilmente sgomento. E’ stato proprio lui, infatti, quel maledetto pomeriggio, ad accorgersi per primo che qualcosa stava andando storto: «Ho visto che Fabio (Giaimo, ndr) si batteva il petto con le mani — aveva raccontato a ‘La Nazione’ pochi giorni dopo la morte degli amici —. Nel gergo dei sub ciò significa che stava accusando un problema in quella zona del corpo. A quel punto ho tentato di aiutarlo a risalire». In quel momento il gruppo dei sub era insieme, anche se non tutti alla stessa profondità: «Io sono arrivato un po’ più in basso rispetto agli altri, che non sono andati oltre i 30 o 35 metri al massimo — ha riferito Tancetti agli inquirenti toscani —. Quando ho iniziato la manovra di risalita ho raggiunto Fabio, che aveva accusato il malore».

NELLA CONCITAZIONE del momento è stato impossibile per Tancetti capire che anche Gian Luca Trevani ed Enrico Cioli, che erano a poca distanza, erano nei guai. Tancetti si è prodigato per soccorrere Giaimo, con cui aveva condiviso numerose immersioni subacquee. La frase che più spesso ripete, come una sorta di doloroso mantra, è stata: «Tutto sembrava funzionare normalmente... ».

ADESSO la domanda che gli amici dei tre sub morti nel Grossetano si pongono è una sola: come quel monossido sia finito nelle bombole con cui Giaimo, Trevani e Cioli dovevano respirare sott’acqua. Al momento gli inquirenti toscani hanno iscritto nel registro degli indagati una sola persona: Andrea Montrone, titolare del diving Abc di Talamone, che ha fornito le bombole al gruppo di perugini. Lui ha più volte ribadito di aver rabboccato alcune bombole. Le indagini continuano. Per ora l’unica terribile verità resta la morte dei tre sub per asfissia da monossido.