Perugia, 3 maggio 2011 - Mai come quest’anno Umbria Jazz (che pure riserva da tempo ormai grande attenzione agli artisti nostrani) sarà nel segno del «Tricolore».

L’occasione dei 150 anni dell’Unita’ d’Italia, il cui logo non a caso campeggia sul cartellone della manifestazione, costituisce del resto un percorso musicalmente ed «emozionalmente» obbligato.

Ed è così che pezzo forte del sempre raffinato «menù» del festival, sarà proprio la rivisitazione dell’Inno di Mameli in chiave jazz da parte dei più grandi musicisti italiani. «Che ormai — fa notare Renzo Arbore come presidente della Fondazione UJ ma anche e soprattutto come esperto e grande appassionato di questo genere musicale —, non sono più secondi a nessuno, o quasi, nel mondo».
 

Dall’8 al 17 luglio dunque al Teatro Pavone, dove Umbria Jazz torna dopo diversi anni di assenza lasciando il Morlacchi e i suoi appuntamenti ‘round midnight’ (che saranno spalmati proprio tra Pavone e Brufani), si alterneranno per i loro concerti che saranno preceduti da una personalissima esecuzione dell’Inno, artisti del calibro di Danilo Rea (nella foto), Flavio Boltro, Renato Sellani, Funk Off, Gianluca Petrella, Dado Moroni, Roberto Gatto, Giovanni Guidi, Francesco Bearzatti, Franco D’Andrea, Stefano Di Battista, Claudio Fasoli, Gabriele Mirabassi, Ramberto Ciammarughi, Marco Tamburini, Rosario Giuliani, Fabrizio Bosso, Francesco Cafiso, Antonello Salis, il quartetto di Di Battista e, tra gli «esordienti» Simona Severini e Mattia Cigalini.

«Perchè tanti italiani? Semplice, per rendere omaggio — sottolinea anche il direttore artistico Carlo Pagnotta —, al jazz nostrano che ormai è maturo, originale e artisticamente di grande rilevanza tanto da essere annoverato tra i più interessanti sulla scena internazionale e non solo in Europa».

Ad aprire le grandi serate dell’Arena Santa Giuliana sarà invece l’8 luglio Dee Alexander, una delle più belle e apprezzate voci femminili della scena di Chicago con un personale omaggio a Jimi Hendrix. A seguire la fenomenale e gettonatissima olandese Caro Eremerald. Sul main stage si alterneranno poi fino al 17 luglio dai tre celebri alunni di Miles Davis (Shorter, Hancock e Miller) in una eccezionale serata, unica data italiana, tutta dedicata al mitico trombettista, alle celebrities come Liza Minnelli, Carlos Santana, BB King, e poi Natalie Cole, la Original Blues Brothers band, Gilberto Gil, Sergio Mendes, Ahmad Jamal con la sua pupilla giapponese Hiromi, Brandford Marsalis, i pianisti ‘latini’ Chucho Valdes e Michel Camilo, Eddie Palmieri, una jazz band europea con Alan Skidmore e Daniel Humair.

I jazzisti stranieri? Pochi ma buoni verrebbe da dire. Oltre a Dee Alexander spiccanno comunque nel cartellone la sassofonista Tia Fuller e Anat Cohen, clarinettista e sassofonista di origini israeliane «che oggi — fa notare Pagnotta — è una delle figure più popolari della scena jazz di New York».

Nonostante le difficoltà legate al «taglio» dei finanziamenti alla cultura con cui si sono trovati a fare i conti le amministrazioni locali, il livello dell’offerta qualitativa di Umbria Jazz «Uno dei Festival più importanti e conosciuti al mondo» ribadisce Arbore, resta comunque di altissimo livello così come di sicuro successo è la sua formula che propone tre festival in uno e comprende anche la sezione dei concerti gratuiti.

«Certo — dice il direttore artistico —, diventa sempre più difficile agganciare le pop star. Per pochi giorni di differenza con le nostre date quest’anno abbiamo sfiorato Sting, Paul Simon e Prince. Ma la magia del Festival — continua — è senza dubbio legata alla città e al clima che si crea nel centro storico durante la manifestazione definito ‘unico’ in primis proprio dagli artisti che vi partecipano».