La seconda vita di Giacomo Sintini: «Ora voglio regalarvi la mia forza»

Il pallavolista che ha battuto un tumore farà il life coach

Giacomo Sintini

Giacomo Sintini

Perugia, 7 luglio 2015 - «LA CITTÀ di Perugia mi ha salvato la vita». Giacomo Jack Sintini, il pallavolista campione d’Italia che tre anni fa ha sconfitto un tumore al quarto stadio, non nasconde la propria gratitudine verso il capoluogo umbro, dove vive con la sua famiglia e dove, nel 2002, ha indossato la sua prima maglia da titolare in Serie A. E’ da qui che il giocatore 36enne nato a Lugo di Romagna progetta la sua «seconda esistenza», con un occhio puntato al volley e l’altro al mestiere di life coach.

«HO AFFRONTATO un durissimo ciclo di cure con grinta e coraggio – racconta il palleggiatore, oggi in trattative con un paio di club italiani per giocare la prossima stagione – e vorrei che la mia vittoria personale servisse a trasmettere un messaggio positivo alle persone, malate e non». Da qui l’idea di specializzarsi per diventare un «motivatore professionale»: una figura, cioè, che tramite le parole e l’esempio riesce a far muovere gli altri verso il raggiungimento dei propri obiettivi. «La mia carriera agonistica va avanti – tiene a precisare lo sportivo – ma nel futuro non vedo solo palla e palestre; diverse aziende mi hanno già contattato per comunicare ai loro manager la mia forza, e renderli più produttivi». Un progetto incoraggiato dal successo riscosso in piazze, talk show, scuole e parrocchie, dove Sintini ha reso pubblica la sua storia. L’intento, sottolinea, «è quello di infondere negli altri la stessa fiducia dalla quale sono stato circondato». Del resto, per tornare a vincere uno scudetto con il Trento a pochi mesi dall’ultimo ciclo di chemioterapie (nel 2013), serve determinazione e Sintini ne ha da vendere.

«QUALCHE anno fa credevo che non sarei neanche riuscito a sopravvivere – confessa il pallavolista – e invece, con l’aiuto dei medici e della mia famiglia, sono tornato in campo». Sono lontani i mesi bui in cui il suicidio è stato un pensiero ricorrente, che l’atleta ha saputo cancellare grazie agli affetti (la moglie Alessia e la figlia Carolina su tutti) e agli insegnamenti ricevuti dallo sport. «Ho iniziato a giocare a 13 anni – ricorda Sintini, diplomato al liceo scientifico di Lugo – e a 18 ero già in Serie A1». Anche allora Giacomo ce l’ha fatta con sacrifici, forza di volontà. «Lo sport mi ha formato la mente – aggiunge Jack – e mi ha fatto capire che si può perdere, ma poi ci si deve rimettere in gioco».

IN ATTESA che il «piano B» del coaching si realizzi, Sintini porta avanti la sua associazione, costituita per raccogliere fondi da destinare alla ricerca contro il cancro. L’ultima iniziativa ha permesso di donare 50mila euro al centro di Ematologia dell’ospedale diretto dal professor Brunangelo Falini.

Chiara Santilli