Spuntano altri due indagati nella tragedia del ‘Broletto’

Per il porto d’armi a Zampi il pm accusa due poliziotti

Tragedia del Broletto

Tragedia del Broletto

Perugia, 2 luglio 2014 -  ALTRI DUE INDAGATI per la strage del Broletto. Altri due — un funzionario e un agente della questura di Perugia — che, secondo la procura, fecero parte di quella sciagurata catena di errori che consentì ad Andrea Zampi di tornare in possesso del porto d’armi. E, munito di una pistola, di uccidere le due impiegate della Regione Margherita Peccat e Daniela Crispolti il 6 marzo del 2013, prima di suicidarsi negli uffici del Broletto.

I FATTI RESTANO quelli ma all’esito dell’interrogatorio difensivo del funzionario amministrativo dei ruoli civili, istruttore della pratica volta rinnovo del porto d’armi per uso di tiro a volo, il pm Massimo Casucci ha ritenuto di contestare il reato di omicidio colposo («con apporto causale indipendente») anche ad altre due divise. Che, nei giorni scorsi hanno ricevuto — insieme agli altri tre indagati — un nuovo avviso della conclusione delle indagini. Stesse ipotesi di reato con l’aggiunta in concorso di due nominativi. In particolare la contestazione della procura — un atto dovuto — riguardava il medico di fiducia di Zampi (difeso dall’avvocato Franco Libori) che avrebbe dichiarato l’assenza di disturbi mentali del giovane imprenditore «pur nella consapevolezza che quest’ultimo fosse seguito da strutture specialistiche per i disturbi mentali», mentre il funzionario (difeso dall’avvocato Rita Urbani) è accusato di non essersi accorto, «all’esito del controllo alla banca dati Sdi — eseguito da altro impiegato — del decreto emesso dalla Prefettura di divieto per lo Zampi di detenere armi e munizioni». Il ruolo del dirigente (assistito dall’avvocato Francesco Falcinelli) fu invece quello, da ultimo, di avvallare, senza rendersi conto la pratica di rilascio.

L’ULTIMO funzionario indagato — difeso dall’avvocato Marco Angelini — si è subito presentata al pm per chiarire la sua posizione e, in particolare, per spiegare di non aver alcun ruolo specifico, non essendo responsabile delle pratiche di rilascio che spetterebbero al collega. Ora tocca alla procura tirare le somme. E decidere se chiedere al gup il rinvio a giudizio di tutti e cinque gli indagati. Gli unici finiti nei guai per il drammatico gesto di follia.

Erika Pontini