Da Orvieto con furore alla scoperta della Cina

Il diario di viaggio di una studentessa universitaria umbra

Silvia Conticelli in piazza Tian'anmen a Pechino

Silvia Conticelli in piazza Tian'anmen a Pechino

Comincia oggi il diario di viaggio di Silvia Conticelli, una orvietana 21enne che vive a Porano (a pochi chilometri da Orvieto) e studia all'università Ca' Foscari di Venezia  lingue, culture e società dell’Asia e dell’ Africa Mediterranea. In questo suo percorso di studio si trova in Cina per perfezionare le sue conoscenze della lingua e della realtà socio-economica cinesi.  Da qui ci racconterà impressioni, incontri ed emozioni in questo suo diario di viaggio.

Shanghai (Cina), 14 marzo 2016 - La Cina e la sua vulnerabilità sono le protagoniste indiscusse della nuova frontiera della globalizzazione. Di Cina si parla nei salotti che contano e tra i tavoli del bar del paese, il mandarino si è guadagnato l’altisonante appellativo di “lingua del futuro” e i cinesi si fanno largo nelle compravendite di immobili delle città nostrane. Premesse di tale calibro, una buona dose di curiosità personale e una borsa di studio Overseas mi hanno spedito in Cina senza passare dal via, in compagnia di tre amiche e colleghe di studio. La nostra meta finale è Changhchun, capoluogo della provincia di Jilin, che la nostra guida National Geographic ottimisticamente descrive come “piuttosto insignificante”.

Nella prospettiva di trascorrere quattro lunghi mesi nel suddetto luogo, al momento dell’organizzazione del viaggio avevamo optato per un tour pre-studio alla scoperta dei mille volti della millenaria terra di mezzo. Prima imprenscindibile tappa: Shanghai, la più occidentale delle metropoli cinesi (dicevano). L’arrivo in quella fascia oraria del mattino in cui tutto ancora deambula in uno stato di semi coma si preannuncia non privo di conseguenze fisiche, soprattutto se accompagnato da un retrogusto di pollo e maiale serviti in aereo alle 4.00 (ora italiana) in quell’atmosfera surreale dello spazio - tempo sopra le nuvole. Fuori dall’aeroporto la prima sfida cinese ci attende in pompa magna: sopravvivere ad un viaggio di 40 minuti in taxi nella giungla selvaggia del traffico senza regole e privo di un pur vago senso di cosa significhi precedenza. Il tassista, poco conscio della differenza tra se stesso e un pilota di rally, lotta per una fantomatica supremazia dell’asfalto, niente affatto intimorito dalla mole degli autobus tra cui si inserisce con agilità felina. Un balletto sfrenato al ritmo di “Sorry” e un “Voi italiane: Berlusconi, Berlusconi!” mantengono l’atmosfera ad un livello di surreale oltre qualsiasi limite. L’arrivo all’albergo ha tutta l’aria di un’oasi nel deserto, ma ci regala quell’attimo di relax che potrebbe rivelarsi fatidico per noi povere vittime di sette ore di impietoso jet lag. Tuttavia la linea prevede uno sforzo ai limiti del titanico per arrivare a sera senza chiudere occhio e riprendere così agevolmente la nostra routine quotidiana.

Le 8 del mattino dunque e una Shanghai che si risveglia: l’avventura è iniziata! E’ la prima fugace occhiata a rimandarmi un’immagine precisa di questa nuova Cina già ossimorica nel suo definirsi socio-capitalista: la Cina è contraddizione. Anche in pieno giorno le luci al neon di un capitalismo dato ormai per scontato illuminano le strade al sapore di 饺子 (jiaozi in trascrizione pinyin) e i McDonalds si susseguono a ritmi newyorchesi, le Maserati sfrecciano accanto ad alveari di motorini elettrici dotati di manicotti anti-freddo e l’alta moda italiana sfoggia le sue firme nelle più prestigiose vie dello shopping. Lo spettacolo del Financial Center alle luci di un tramonto inquinato fa da sfondo alle decine di foto che cinesi di tutte le età ci scattano senza sosta, affascinati e talvolta quasi intimoriti da queste occidentali dagli occhi grandi. E’ un sentimento ambiguo quello che i cinesi provano nei nostri confronti, perfettamente speculare al rapporto della Cina con quell’Occidente che la attrae, ma da cui intende difendersi per continuare la sfrenata scalata verso il dominio dell’economia mondiale. La nostra avventura nella capitale finanziaria della nuova Cina si snoda nell’arco di cinque intensi giorni in cui impariamo che mezz’ora di taxi non costa più di 5euro, che attraversare la strada significa attentare sistematicamente alla propria vita, che ordinare il piatto giusto al ristorante è probabile come vincere alla lotteria Italia e che Facebook e Instagram, nonostante il VPN, non saranno più i nostri passatempi prediletti.