Mercoledì 24 Aprile 2024

'Ndrangheta, operazione dei Ros in Umbria: 61 arresti / VIDEO

Sequestrati beni mobili e immobili riconducibili agli indagati ritenuti provento delle attività delittuose per oltre 30 milioni di euro. I proventi venivano reimpiegati anche nel settore dell'intrattenimento e del fotovoltaico / LE INTIMIDAZIONI-VIDEO / ALTRE INTERCETTAZIONI-VIDEO

Gli arresti del Ros (foto Crocchioni)

Gli arresti del Ros (foto Crocchioni)

Umbria, 10 dicembre 2014 - La 'ndrangheta ha conquistato l'Umbria. In tutto sono 61 le misure cautelari eseguite oggi in provincia di Perugia e in altre località d'Italia per associazione di tipo mafioso, estorsione, usura, danneggiamento, bancarotta fraudolenta, truffa, trasferimento fraudolento di valori, con l'aggravante delle finalità mafiose, nonchè per associazione finalizzata al traffico di stupefacenti e sfruttamento della prostituzione. L'operazione prende il nome di 'Quarto passo'.

Al centro delle indagini dei carabinieri del Ros un sodalizio 'ndranghetista radicato in Umbria, con diffuse infiltrazioni nel tessuto economico locale e saldi collegamenti con le cosche calabresi di origine. Documentate le modalità tipicamente mafiose di acquisizione e condizionamento di attività imprenditoriali, in particolare nel settore edile, anche attraverso incendi e intimidazioni con finalità estorsive.

Contestualmente sono stati sequestrati beni mobili e immobili, riconducibili agli indagati e ritenuti provento delle attività delittuose, del valore di oltre 30 milioni di euro. 

AL CENTRO DELLE INDAGINI - Imprenditori perugini costretti a emettere false fatture per dissimulare i pagamenti illeciti, nonché a cedere le proprie imprese agli indagati (o a loro prestanome) nell'operazione dei Ros che ha portato all'arresto di 61 presunti aderenti a un'organizzazione collegata con una cosca di 'ndrangheta di Cirò (Crotone). È emerso che alcuni imprenditori venivano sostituiti nella gestione dell'azienda da alcuni degli indagati che, dopo aver privato l'azienda delle sue linee di credito, ne provocavano la bancarotta fraudolenta. Truffe a danno dei fornitori di materiali edili, che venivano rivenduti a ricettatori calabresi titolari di imprese che li reimpiegavano per costruire edifici e fabbricati in Umbria, Toscana e Calabria: c'era anche questo nell'attività degli affiliati alla cosca di 'ndrangheta che operava in Umbria, secondo l'inchiesta dei Ros. Un'altra componente del sodalizio, facente capo a Francesco Pellegrino, rubava materiale edile e macchine operatrici nelle Marche, per rivenderle sul mercato legale o a ditte calabresi. I "considerevoli proventi illeciti" dell'organizzazione criminale affiliata a una cosca calabrese, operante a Perugia da 6 anni "sono stati reimpiegati per acquistare beni immobili ed attività commerciali nel settore dell'intrattenimento e del fotovoltaico, anche intestati a prestanome", per "dissimulare la reale riconducibilità dei beni alla cosca", spiegano i Ros.

IL PROCURATORE NAZIONALE ANTIMAFIA FRANCO ROBERTI - È considerata una vera e propria «holding criminale» dedita a numerosi reati quella al centro dell'operazione «Quarto passo» condotta dai carabinieri del Ros, coordinati dalla Procura di Perugia. Lo ha sottolineato il procuratore nazionale antimafia, Franco Roberti, illustrando l'operazione. Il magistrato ha parlato di «un gruppo in espansione sul territorio, anche nel settore del fotovoltaico e della green economy». Quello umbro è un «tessuto socio-economico sostanzialmente sano»: lo ha sottolineato il procuratore nazionale antimafia, Franco Roberti. Per il magistrato «non sono emersi collegamenti con politica e pubblica amministrazione». Roberti ha sottolineato che gli imprenditori vittime delle estorsioni «quando hanno capito che si trattava di un'indagine seria hanno collaborato».

54 ARRESTI E 7 OBBLIGHI DI DIMORA - Sono 54 gli arresti (46 in carcere e 8 ai domiciliari) eseguiti dai carabinieri del Ros nell'ambito del'operazione coordinata dalla Procura distrettuale antimafia di Perugia, guidata dal pm Antonella Duchini. Altre 7 persone sono state sottoposte all'obbligo di dimora. I risultati sono stati illustrati stamani in una conferenza stampa alla quale hanno partecipato anche il procuratore nazionale antimafia, Franco Roberti, il comandante del Ros, generale Mario Parente, quello della Legione Umbria dell'Arma, generale Roberto Boccaccio e quello provinciale, colonnello Cosimo Fiore. Nell'inchiesta - è stato spiegato - figurano complessivamente 61 indagati. Oltre ai 54 arrestati, altri 7 indagati hanno l'obbligo di dimora. Si tratta in gran parte di calabresi ma anche, in misura minore, di albanesi ed egiziani.

I SEQUESTRI - Sequestri sono stati operati tra Umbria, Calabria, Toscana, Lazio, Piemonte, Marche ed Emilia RomagnaHanno riguardato 39 imprese, 106 immobili, 129 autoveicoli, 28 contratti assicurativi e 300 rapporti bancari e di credito. Ammontano ad oltre 30 milioni di euro i beni sottoposti a sequestro preventivo, finalizzato alla confisca, nell'ambito dell'operazione Quarto passo della procura antimafia di Perugia condotta dai carabinieri del Ros. Provvedimento che ha riguardato anche conti correnti e società. Secondo gli investigatori i proventi illeciti dell' organizzazione venivano reimpiegati nell'acquisto di immobili e attività commerciali nel settore dell'intrattenimento e del fotovoltaico.

IL PM DUCHINI: "L'UMBRIA NON E' ROMA" - "Un segnale importante - ha aggiunto - anche per altre regioni". "L' Umbria non è Roma - ha quindi evidenziato il pm Duchini -, non c'è una criminalità organizzata locale". Il pm Duchini ha quindi rivolto "un appello a cittadinanza e istituzioni a fare comunque massima attenzione". "Questo è un territorio - ha aggiunto - considerato ancora un'isola felice e quindi spesso non vengono colti i segnali di infiltrazioni della criminalità organizzata". "L'indagine Quarto passo conferma la capacità della ' ndrangheta di infiltrarsi in territori diversi dalla Calabria": lo ha detto il comandante dei carabinieri del Ros, generale Mario Parente, a margine della conferenza stampa in cui è stata illustrata l'operazione coordinata dalla Dda di Perugia. Per l'ufficiale tale capacità si esprime "riproponendo quei modelli criminali tipicamente mafiosi, mantenendo saldi collegamenti con le cosche di riferimento, infiltrando il tessuto economico e imprenditoriale e praticando diffuse attività estorsive ed usurarie". "In questo caso - ha detto ancora il generale Parente - possiamo vedere come l' Umbria, regione nell'immaginario collettivo immune da certi fenomeni nei sia stata interessata".