Delitto Meredith: Sollecito impassibile, Amanda in ansia al telefono; l'attesa per la sentenza

Scenari possibili e tesi difensive dei legali. L'ingegnere pugliese attorniato dai parenti COMPLEANNO SENZA FESTA PER RAFFAELE / I GIUDICI DECIDONO VENERDI' 27 / SCHEDA: LE TAPPE DELLA VICENDA / SOLLECITO CON LA FAMIGLIA IN CASSAZIONE - FOTO / L'ARRIVO DI SOLLECITO IN CASSAZIONE - FOTO

Raffaele Sollecito e Amanda Knox in una combo del 4 dicembre 2009 (Ansa)

Raffaele Sollecito e Amanda Knox in una combo del 4 dicembre 2009 (Ansa)

Roma, 26 marzo 2015 – Il giorno che doveva essere il più lungo si risolve con un’altra attesa, di almeno 48 ore. Due anni fa, sempre il 25 marzo, ma del 2013, la Cassazione uscì in serata per dire che il verdetto sarebbe arrivato solo l’indomani. Ieri nel tempio del diritto assediato da decine di giornalisti, molti americani e inglesi e sotto una pioggia incessante, il presidente Gennaro Marasca ha tentato di stringere i tempi, ha richiamato giudice relatore (Paolo Bruno) e procuratore generale (Mario Pinelli). Poi si è arreso. L’udienza – ha deciso – prosegue domani con le arringhe difensive degli avvocati di Raffaele Sollecito, Giulia Bongiorno e Luca Maori. Poi il verdetto. Che apre più scenari. Compreso un nuovo processo in Corte d’assise a Firenze (anche solo per uno dei due) oppure chiude, e per sempre, la partita-Meredith e apre le celle ai due imputati illustri.

Quarantotto ore di «speranza», di «tensione» per Raffaele, arrivato di buon mattino al Palazzaccio di piazza Cavour stringendo la mano alla sua Greta. Prima resta in piedi nella micro-aula della V Penale, poi quando il presidente decide di spostare il processo nell’Aula magna, siede alle spalle dei difensori, accanto alla sorella Vanessa. Immobile, quasi impassibile. Circondato da amici venuti dalla Puglia, dal padre, dagli zii e dai cugini. Un intero clan per sorreggerlo. Solo raramente si concede una domanda ai difensori per chiedere loro di chiarire alcuni aspetti. Si nega deciso ai giornalisti e dice che parlerà dopo. Dopo, quando i giudici avranno deciso cosa fare della sua vita di ragazzo, dopo otto anni trascorsi tra una cella e un processo. Per lui che si è sempre proclamato innocente. E oggi, a differenza di allora, scansa l’ingombrante presunta complice Amanda.

La Knox invece è negli States. E i suoi legali, gli avvocati Luciano Ghirga e Carlo Dalla Vedova la chiamano quando il procuratore generale pigia forte sulle richieste di condanna (con un unico piccolo sconto per la prescrizione del porto abusivo di coltello, l’arma del delitto) parlando di «costruzione perfetta» della loro colpevolezza. Ricorda, quasi ce ne fosse bisogno, che i giudici di rinvio, la Corte di Firenze, ha deciso sulla base delle indicazioni dei giudici della stessa Cassazione facendo «buongoverno» di quelle indicazioni, valutando «in maniera osmotica tutti gli indizi» emersi ai carico degli indagati. E arrivando ad un verdetto di colpevolezza. «Sono molto preoccupata ma aspetto con fiducia», dice quasi con un filo di voce Amanda. «Che dicono i giudici? Cosa succede?», chiede l’americana. «Quando l’ho sentita – racconta l’avvocato Dalla Vedova – già sapeva che la sentenza sarebbe arrivata venerdì. È stata piuttosto silenziosa perché è in forte apprensione». I legali hanno informato della situazione anche i genitori della Knox che sta trascorrendo in famiglia questi giorni. «Amanda è innocente e la sentenza che l’ha condannata contiene moltissimi errori», conclude Dalla Vedova mentre Ghirga, in arringa, parla di errore giudiziario.

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