Otto anni dopo l'omicidio di Meredith Kercher, Sollecito: "Un pensiero ai suoi familiari"

Sollecito, processato e assolto in Cassazione per l'omicidio della studentessa inglese, era al convegno dei Radicali Italiani a Chianciano Terme

Raffaele Sollecito e Marco Pannella al convegno dei Radicali (Foto Ansa)

Raffaele Sollecito e Marco Pannella al convegno dei Radicali (Foto Ansa)

Chianciano Terme, 31 ottobre 2015 - Domani saranno otto anni dall'omicidio di Meredith Kercher, la studentessa inglese trovata morta nella casa dove abitava a Perugia il 2 novembre del 2007.

Da allora si è aperta una lunga vicenda giudiziaria legata al delitto che ha visto protagonisti la coinquilina americana di Mez Amanda Knox e il suo fidanzato di allora Raffaele Sollecito, considerata una delle più controverse degli ultimi anni.

E questo terribile anniversario lo ha voluto ricordare Raffaele Sollecito che oggi, presente al convegno dei Radicali Italiani a Chianciano Terme ha rivolto: "Un pensiero alla famiglia di Meredith. Io capisco la sofferenza psicologica per una persona che non c'è più - ha continuato Sollecito - non posso sapere cosa significhi perdere una figlia, ma è morta mia madre: so cosa significa perdere una persona cara".

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Sollecito, processato e assolto in Cassazione dopo quattro anni di carcere e otto anni di altalena giudiziaria per l'omicidio di Meredit Kercher, ha appena pubblicato un libro sulla vicenda: "Un passo fuori dalla notte", edito da Longanesi. "Mi auguro che i familiari di Meredith accettino la realtà - ha aggiunto Sollecito - Purtroppo sono stati riempiti di menzogne, per troppi anni. Hanno sempre parlato di omicidio a sfondo sessuale fatto da più persone, di un'orgia finita male, ma la scena del crimine racconta tutta un'altra storia. Io e Amanda siamo innocenti, non eravamo sulla scena del crimine".

Sollecito si è peraltro iscritto al partito radicale, ma, precisa: "Ho un obiettivo sociale", quello di "far conoscere come funzionano le cose nel nostro Paese. Non ho alcuna voglia di entrare in politica e fare politica. I detenuti, quando escono, si ritrovano isolati nella società - ha detto ancora Sollecito - Una volta finita la detenzione, queste persone che vengono a trovarsi rifiutate dalla società nella stragrande maggioranza dei casi sono portate a riaffacciarsi a chi li ha aiutati in carcere, che sono i criminali e i mafiosi. Il carcere rende dei vegetali, perché esistono condizioni assurde e inumane, ed è una scuola di reclutamento per la mafia".