Prende la legionella in vacanza, muore dopo una lunga agonia

Drammatica fine di un noto pediatra spoletino, la moglie e la sorella colpite da polmonite: sotto accusa il residence in cui alloggiavano

Medici in sala operatoria

Medici in sala operatoria

Spoleto, 30 luglio 2015 - Ha lottato per ventotto giorni contro la morte nel reparto di rianimazione dell’ospedale di Giulianova, in provincia di Teramo, dopo essere stato colpito dal batterio della legionella durante una vacanza in un residence di Tortoreto, ma non ce l’ha fatta.

E’ l'assurda fine, avvenuta martedì, del dottor Gianfranco Costantini, 79 anni, noto e stimato pediatra spoletino che con la moglie Luciana e la sorella Elena si era concesso alcuni giorni di relax nella località turistica abruzzese. Dopo qualche giorno di permanenza nella struttura ricettiva sarebbero cominciati a manifestarsi i primi segni di malessere, tosse e raffreddore, qualche linea di febbre curati in prima battuta con i classici antipiretici pensando a una normale forma influenzale. Anche perché si la moglie che la sorella manifestavano gli stessi sintomi e, sembra che anche altri ospiti della struttura facessero richiesta di termometri per misurare la febbre. Ma non si trattava di influenza. Ben presto la situazione sarebbe precipitata. Colpito da una grave forma di insufficienza respiratoria per il medico spoletino è stato necessario il trasferimento in ambulanza nella struttura ospedaliera più vicina dove, viste le condizioni cliniche, veniva ricoverato nel reparto di rianimazione pensando che il dottor Costantini fosse stato colpito da una forma virale. Intanto anche alla moglie e alla sorella, che del caso avevano coinvolto alcuni amici medici di Spoleto, veniva diagnosticata una polmonite bilaterale.

Coincidenze che hanno fatto scattare il sospetto nel chirurgo spoletino Mario Mancini in quei giorni in vacanza a San Benedetto del Tronto, accorso all’ospedale di Giulianova, che a colpire il suo amico e collega fosse il batterio della legionella. Sospetto confermato dagli esami delle urine. A quel punto la Asl di competenza è scesa in campo mettendo in atto gli adeguati controlli nel residence dai quali sarebbe emerso che il pericoloso batterio si annidava nelle tubature dell’acqua dei servizi igienici delle stanze occupate dalla coppia di coniugi e dalla congiunta. UNA BRUTTA storia che avrà strascichi giudiziari. La legionella prende il nome dall’epidemia che nell’estate del 1976 colpì un gruppo di veterani della American Legion riuniti in un albergo di Filadelfia. In quel caso era annidata nell’impianto di condizionamento dell’aria. I funerali stamni alle 10 nella chiesa di Santa Rita a Spoleto. Ai familiari le più sincere condoglianze de La Nazione.

Rosanna Mazzoni