Sabato 20 Aprile 2024

«Laureata e senza lavoro: adesso faccio la sarta sotto la guida di mia nonna»

La storia di Elena Tonelli, 35 anni. ‘Mai arrendersi’

Elena Tonelli

Elena Tonelli

Perugia, 11 gennaio 2015 - IN UN MOMENTO buio per l’occupazione giovanile, anche un legame biologico può essere fonte di opportunità. Elena Tonelli, 35enne di Perugia, è riuscita ad aprire un’attività grazie all’aiuto di sua nonna, Livia Filippucci, 80 anni. Il 21 gennaio la sartoria «Arte e Cucito» di via Colomba Antonietti, nel quartiere di Fontivegge, spegnerà le sue prime tre candeline. Un traguardo di tutto rispetto per chi, in questa impresa familiare, ci ha messo mani, coraggio e affetto.

«L’UNIONE fa la forza», ripete la nipote dal laboratorio ai piedi dell’acropoli, dove ogni giorno si fanno riparazioni sartoriali, abiti su misura per signore e creazioni artigianali. Diplomata all’Istituto d’arte e laureata in Scienze dell’educazione, Elena si è data a lungo da fare con diversi «lavoretti». Nessuno di questi, però, si è mai trasformato in un impiego stabile. «Finchè mia nonna – racconta – ha deciso di aiutarmi». Come? Riprendendo in mano il suo vecchio mestiere di sarta per entrare in società con la nipote. Nonna Livia, che fino a tre anni fa stava a casa a godersi la pensione, oggi lavora in negozio dietro la macchina da cucire e al fianco della discendente. «E’ lei che mi ha insegnato a maneggiare ago e filo», confessa Elena, che la professione l’ha imparata sul campo.

NELLA SOCIETÀ messa in piedi dalle due donne, la più giovane ha iniziato come apprendista portando un tocco di artigianato artistico. «Ho sempre avuto la passione per disegno e decorazioni – dice Elena – e realizzo anche pezzi in ceramica». Nel negozio, infatti, si trovano borse, sciarpe, bigiotteria in macramè e tazze dipinte: tutto rigorosamente fatto a mano. Ma i servizi più richiesti restano quelli sartoriali, dalla sostituzione di cerniere all’orlo ai pantaloni, fino alle modifiche di abiti e cappotti. E i clienti non mancano. «Vengono soprattutto donne – afferma Elena – ma anche uomini, che portano giacche da accorciare o camicie da stringere». Chi per abitudine, chi per necessità. Perché la crisi si fa sentire anche nel modo di vestire: «Oggi la gente è più attenta e preferisce aggiustare ciò che ha piuttosto che comprare cose nuove». E se il lavoro nel tempo è aumentato, non sono diminuiti i problemi legati alla gestione di una piccola impresa. «Resistere è difficile perché un’attività artigiana deve fare i conti con spese altissime». Tra contributi, affitto e utenze, ogni mese ci sono uscite fisse e lo stipendio di Elena non le permette ancora di andare a vivere da sola. Ma l’importante è non arrendersi. E credere nel futuro.

Chiara Santilli