Mercoledì 24 Aprile 2024

Infiltrazioni mafiose in Umbria, l'allarme della commissione regionale

All'incontro si è evidenziata la mancanza di "anticorpi" di una regione non abituata al fenomeno riciclaggio della criminalità organizzata / Rosy Bindi: "L'omertà è per convenienza"

Un'operazione della Guardia di Finanza contro il riciclaggio di denaro sporco

Un'operazione della Guardia di Finanza contro il riciclaggio di denaro sporco

Perugia, 28 novembre 2014 - Anche in Umbria ci si deve attivare per contrastare  le infiltrazioni malavitose di 'Ndrangheta e Camorra. E' quanto emerso dalla relazione della commissione antimafia di Palazzo Cesaroni, alla quale ha partecipato anche il presidente nazionale Rosy Bindi,  che mette in evidenza il rischio nella regione "Cuor verde d'Italia", per la «disabitudine a fronteggiare il fenomeno criminale mafioso" ad avere gli anticorpi giusti per evitare che la criminalità organizzata si infiltri acquisendo patrimoni di vario genere e designando questa piccola regione a svolgere soprattutto il ruolo di «lavatrice» di denaro sporco, destinata al riciclaggio (tramite compro oro, gioco d'azzardo, locali notturni, ma anche il prestito a tassi usurari) ed al reinvestimento dei proventi illecitamente guardagnati (alcune indagini hanno portato alla luce, su questo versante, l'attività in Umbria del clan camorristico dei Casalesi).

Insomma - è la sottolineatura della commissione regionale, ribadita nel convegno in corso a Perugia - il pericolo che corre l'Umbria è che il suo sistema istituzionale, sociale ed economico sottovaluti il pericolo delle infiltrazioni malavitose. Da qui la necessità - evidenziata da più relatori nell'incontro di stamani alla Sala dei Notari - di agire anche sulla giovani generazioni per favorire l'acquisizione della cultura della legalità. Questo soprattutto per quanto riguarda il settore droga, uno dei terreni dove l'attività delle organizzazioni criminali a vari livelli è più massiccia, specialmente - come evidenziato dalla commissione regionale - sulla piazza di Perugia, dove operano anche mafie albanesi, nigeriane e maghrebine, in collegamento con le principali organizzazioni criminali italiane. Cocaina ed eroina arrivano sul mercato locale da Colombia e Nordafrica, dopo essere state scaricate, ad esempio, in grandi porti italiani.

Le organizzazioni criminali specializzate nello spaccio - è l'allarme lanciato dalla commissione di Palazzo Cesaroni - hanno stabilito una sorta di «controllo» di alcune zone della città, non soltanto acquisendo basi logistiche ma sviluppando anche attività legali per mascherare quella principale, di spaccio di stupefacenti. «Questo fatto - scrive la commissione nel suo rapporto - pone in assoluto rilievo la necessità di riconquista del territorio da parte della società legale, accompagnata da una robusta opera di repressione delle forze dell'ordine e dalla riacquisizione, da parte dell'amministrazione comunale, della conoscenza della popolazione realmente presente in città.