Impiegata di società di spedizioni non recapita quasi 1.000 tra pacchi e lettere

La donna si è difesa dicendo di non avere i soldi per la benzina. Il contratto lavorativo infatti prevede che le consegne siano effettuate con mezzi propri e che le spese per il carburante siano poi rimborsate dal datore di lavoro

Carabinieri

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Città di Castello (Perugia), 27 luglio 2015 - I responsabili della Società di recapito corrispondenza e pacchi postali avevano immaginato che qualcosa non andava. Troppi infatti, in poche settimane, i reclami per mancate consegne. Quando hanno effettuato i dovuti controlli, verificando che centinaia di plichi mancavano all’appello, il sospetto circa la buona fede di qualche addetto alle consegne è stato fortissimo. Si sono quindi rivolti ai Carabinieri della Stazione Città di Castello, ai quali hanno sporto formale denuncia querela. I militari, dopo aver valutato la situazione ed i sospetti esternati dalla Società, hanno esaminato l’elenco dei dipendenti concentrando la loro attenzione su un’impiegata 39enne di Città di Castello. I Carabinieri hanno quindi richiesto ed ottenuto l’emissione di un decreto di perquisizione da parte dell’Autorità Giudiziaria. Alcuni giorni fa, di prima mattina, i militari si sono presentati a casa dell’impiegata e, dopo aver notificato il decreto, hanno proceduto alla perquisizione. Disseminate in tutto l’appartamento, nel garage e nell’auto, i Carabinieri hanno rinvenuto quasi mille tra buste, lettere e plichi che la dipendente infedele per molte settimane aveva omesso di consegnare. Quanto al motivo di tale assurdo comportamento, la donna si è difesa asserendo di non avere i soldi per la benzina. ​Il contratto lavorativo infatti prevede che le consegne siano effettuate con mezzi propri e che le spese per il carburante siano poi rimborsate dal datore di lavoro. Dopo aver catalogato la copiosissima corrispondenza rinvenuta, i Carabinieri l’hanno restituita alla Società di recapito, che nei prossimi giorni provvederà alla consegna. La 39enne è stata denunciata in stato di libertà per appropriazione indebita e sottrazione di corrispondenza.