Guerra del grano, scatta lo sciopero della semina

In Umbria operano 10mila aziende e rappresentano il 70% del comparto agricolo

Agricoltura

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Perugia,  29 luglio 2016 - «Siamo  la quarta regione italiana per produzione di cereali. Un comparto che coinvolge quasi 10mila aziende, che rappresentano il 70% sul totale delle imprese agricole». Numeri resi noti dal presidente della Cia dell’Umbria Domenico Brugnoni all’indomani della mobilitazione a Roma contro i prezzi stracciati del grano. In linea con l’orientamento nazionale, anche la Cia dell’Umbria, visti i numeri importanti coinvolti nel settore, alza il tiro della protesta e dichiara l’ultimatum: «Se le quotazioni non tornano a salire – conferma Brugnoni – riconoscendo al frumento made in Italy il giusto valore, faremo lo sciopero della semina». E allo sciopero si aggiunge la richiesta di bloccare l’import per due settimane  «In queste  condizioni noi non seminiamo – ha spiegato la Confederazione – . Anche perché attualmente gli agricoltori producono grano di qualità ma in perdita (17/18 euro al quintale per il frumento duro, largamente al di sotto dei costi di produzione) e la situazione non può restare questa. L’Italia e l’Umbria è in vetta alla classifica nazionale ha una forte tradizione cerealicola, ma le speculazioni di mercato la stanno spazzando via». Secondo la Cia infatti, per il grano si è andata determinando una situazione paradossale, che ha visto l’immissione nel mercato di ingenti quantità di grano importato proprio nel periodo della trebbiatura, provocando il tracollo dei prezzi e aumentando a dismisura il già ampio divario tra costo del frumento e prezzo del pane e della pasta. Ed è qui che entra il gioco la proposta della Confederazione di bloccare l’import per due o tre settimane, così da permettere lo stoccaggio del grano prodotto e svuotare i silos. Tutto questo in attesa che le azioni annunciate dal governo la scorsa settimana trovino attuazione e i prezzi risalgano.