"Io, da giornalista a chef: ora lavoro a Londra"

La sorprendente storia dell’umbra Claudia Di Meo, emergente al ristorante dei vip «The Ivy»

Claudia Di meo con il celebre executive chef  Gary Lee

Claudia Di meo con il celebre executive chef Gary Lee

Perugia, 14 febbraio 2016 - DAL GIORNALISMO musicale ai piatti fusion del prestigioso The Ivy di Londra. Dalle redazioni di riviste specializzate nella Milano ‘da bere’ (dove ha incontrato e intervistato grandi sportivi ma anche rock e pop star) alle celebrities britanniche, e non solo, che frequentano lo storico, esclusivissimo ristorante di Leicester Square. Il passo, tutt’altro che breve, della folignate Claudia Di Meo dalla professione giornalistica a quella di ‘cuoca’ nelle cucine dei migliori ristoranti della capitale britannica, parla infatti di un percorso piuttosto articolato fatto anche di un avvicinamento al buddismo. Incontriamo Claudia nell’atmosfera raffinata del The Ivy al fianco del celebre executive chef Gary Lee.

Allora, Claudia da dove vogliamo cominciare?

«Dalle mie due grandi passioni: scrivere e cucinare – risponde di getto –. Ho cominciato dalla prima. La mia curiosità mi ha portato a studiare, scoprire e prepararmi con pignoleria ad ogni intervista, evento o commento che fosse. Ma fin da piccola sono sempre stata anche una quintanara. E con entusiasmo ho partecipato alle ‘grandi manovre’ della ristorazione delle taverne. Una bella scuola».

Figlia d’arte (suo padre è un giornalista) è cresciuta, lavorando con testate nazionali. Poi, cosa è successo?

«E’ successo che da Milano, dove nel frattempo mi ero anche sposata con un collega – ricorda – , l’editore ci propose di trasferirci a Roma. Accettammo ma poi la crisi dell’editoria... insomma, gli accordi sono saltati. Così sono tornata nella mia Foligno. Ero delusa, ferita, amareggiata. Dovevo ricaricarmi e solo nella mia città, con la mia famiglia, i miei amici avrei potuto riuscirci. Ma anche lì poi ho sentito che dovevo cambiare qualcosa. Così mi sono rifugiata in un centro buddistaa, da dove è uscita un’altra Claudia. Questa Claudia».

E Londra?

«E’ qui che ho deciso di venire per ricominciare. Ho imparato la lingua e poi ho deciso di restare, ma anzichè cercare lavoro come giornalista ho puntato tutto sull’altra grande passione. La cucina...».

E’ andata bene a quanto pare.

«Beh prima di arrivare in questo ristorante vicino a uno dei più famosi chef – dice rivolta a mister Lee – è stata lunga. Ho iniziato in un ristorante in Brompton road, pelavo patate e cipolle tutto il tempo e intanto sbirciavo il lavoro degli chef. Rubavo con gli occhi per imparare quante più cose possibili. Bruce Theobald, mi buttò nella mischia. Ma a insegnarmi molte cose è stato poi Julien Baris. La vera chance l’ho avuta però da Jeremy King e Chris Corbin due grandi della ristorazione inglese. E infine il The Ivy. Dove oggi sono senior chef de Partie. Lo dico con orgoglio perchè lavorare con Gary Lee è il massimo...».

Perchè Gary Lee ha scelto proprio Claudia Di Meo e non qualcun altro?

«Perchè – risponde lo chef – era molto motivata. Il suo obiettivo è imparare. Non la spaventano tempi e ritmi di un lavoro davvero durissimo, molto diverso da quello che la gente è abituata a vedere nei format tv. Qui la media è di 400 coperti al giorno. I turni sono molto impegnativi perchè lo standard qualitativo è l’eccellenza. Dalla mia squadra pretendo il meglio. E poi – conclude con una battuta – avevo bisogno di qualcuno che si avvicinasse alla mia età con cui parlare...».

Già l’anagrafe. Come non sottolinearla in questo caso. Certo ha avuto un bel coraggio Claudia a ricominciare tutto daccapo a quarant’anni.

«Sì, credo proprio di sì – risponde con l’espressione da eterna ragazzina –. E solo in un posto come Londra può succedere. Qui ciò che conta è la voglia di lavorare. Qui – conclude – la meritocrazia è un valore concreto».