Niente tasse italiane per il principe Emanuele Filiberto

L’Agenzia delle Entrate di Perugia ritira l’accertamento del Savoia che ha casa a Umbertide

Il principe Emanuele Filiberto di Savoia

Il principe Emanuele Filiberto di Savoia.

Umbertide (Perugia), 14 luglio 2016- Niente tasse italiane per il principe Emanuele Filiberto di Savoia. E’ residente in Svizzera e non dovrà pagare l’imposizione fiscale di 480 mila euro guadagnati con spot televisivi e trasmissioni in tv, come «Ballando sotto le stelle». In extremis, a 48 ore dall’udienza in commissione Tributaria a Perugia, l’Agenzia delle entrate ha recepito la ricostruzione dello studio Tanzi di Città di Castello e ha ritirato l’accertamento.

In particolare l’Agenzia perugina riteneva il principe fittiziamente residente all’estero, ma di fatto cittadino umbro – e quindi italiano – per due motivi: la proprietà di un’abitazione a Umbertide e l’iscrizione all’anagrafe quando si candidò alle elezioni. Di lì la contestazione secondo cui il principe aveva sottratto ad imposizione i compensi ricevuti.

Lo studio Tanzi, che si occupa di diritto societario e fiscale internazionale, cui Emanuele di Savoia aveva affidato la propria difesa dalle contestazioni, «ha dimostrato come il comportamento fiscale tenuto dal principe fosse conforme all’ordinamento tributario italiano e alla Convenzione contro le doppie imposizioni sottoscritta dal nostro paese con la Svizzera».

«La conclusione della vicenda è una dimostrazione di come dovrebbe sempre funzionare il rapporto fisco/contribuente – spiega Paolo Tanzi, il commercialista che ha seguito direttamente la vicenda – . Nonostante fossimo già giunti alla fase del contenzioso tributario e a pochi giorni dall’udienza, l’Agenzia delle Entrate, in completa osservanza del principio dell’affidamento e di quanto sancito dallo Statuto dei Diritti del Contribuente, non ha avuto alcuna remora a rivalutare, sulla base degli elementi prodotti, l’accertamento effettuato e a provvedere ad annullarlo in autotutela nonostante nella fase istruttoria e di contraddittorio prima delle emissione dell’avviso di accertamento, gli stessi elementi non erano stati ritenuti validi. L’operato del direttore provinciale Marina Angeli e del dirigente dell’Ufficio Legale Fabrizio Serafini – continua Tanzi – deve essere preso ad esempio per come dovrebbe essere sempre impostato il rapporto tra l’Agenzia, i professionisti e i contribuenti. Troppo spesso in passato si è assistito a prese di posizione rigide da parte degli organi accertatori che non trovavano alcun presupposto giuridico; il rapporto non deve essere antagonista, ma di continua e profonda collaborazione».

Eri. P