In un anno persi 15mila posti di lavoro. "Vi spiego perché"

Il numero uno della Cgil Umbria Sgalla legge i dati della crisi

Sgalla e Bravi

Sgalla e Bravi

Perugia, 14 gennaio 2016 - È un quadro  ancora molto negativo quello che emerge per l’Umbria dall’ultimo rapporto elaborato dall’Ires Cgil Toscana, presentato nei giorni scorsi nella sede del sindacato in via del Macelllo. Numeri che meritano un approfondimento e ulteriori considerazioni con il numero uno della Cgil Umbria, Vincenzo Sgalla. 

Segretario, lo studio parla di quindicimila posti di lavoro persi in un anno: come è possibile? 

«Paghiamo gli effetti di una recessione durissima. La piccola ripresa che sembrava essersi attivata nel 2015 appare oggi già sgonfiata da un andamento occupazionale molto negativo, soprattutto per il lavoro più stabile. E questo si accompagna a un andamento dei consumi che è ancora negativo e ad un incremento record della popolazione a rischio-povertà, mentre l’area della cosiddetta ‘sofferenza occupazionale’ resta stabile intorno alle 80mila unità».

Quali i settori più penalizzati e chi sta rischiando di più?

«Il manifatturiero e il turismo sono quelli messi peggio. Drammatica la situazione dei giovani nel Ternano». 

Il rapporto parla anche di un crollo pesantissimo del Pil: in otto anni sono andati in fumo 3,4 miliardi. Come legge questo dato?

«Un quadro che peraltro non tiene ancora conto dell’effetto terremoto, che inevitabilmente produrrà ulteriori ‘danni’ a un sistema economico e sociale già fortemente sofferente, a partire dalle perdite del settore turismo che sono già evidenti, anche al di fuori dell’area del cratere umbro, dove, comunque, nel 2015 si sono registrate 637mila presenza, pari al 10,8% del totale regionale».

La Cgil non è stata tenera con la Regione, cosa chiedete alla politica?

«Cambio di passo che può prendere slancio dalla straordinaria concentrazione di risorse esterne su cui l’Umbria potrà fare affidamento nei prossimi anni, grazie ai fondi per la ricostruzione post sisma, a quelli per l’area di crisi Terni-Narni, a Industria 4.0 e alle importanti risorse europee che superano il miliardo e mezzo di euro».