Perugia, 16 aprile 2014 - Il caso Perugina ha messo in subbuglio mezza regione perché si teme lo smantellamento di un altro pezzo importantissimo dell’Umbria che produce, che offre lavoro e che tiene in piedi una bella fetta di economia locale. Intanto, ci sono 180 lavoratori col fiato sospeso, che attendono con ansia gli esiti dell’incontro, organizzato questa mattina in Confindustria, tra i vertici Nestlé e le rappresentanze sindacali. Al tavolo, come annunciato da giorni, saranno messi sul tappeto tutti i nodi da sciogliere, primo fra tutti la riorganizzazione del lavoro, per far fronte al calo produttivo stagionale della curva bassa. La Nazione, alla vigilia del vertice, ha raccolto gli umori e le sensazioni di due amministratori e di un sindacalista.

«La Regione — dichiara la presidente Catiuscia Marini — sta seguendo con la massima attenzione tutti i vari passaggi del caso Perugina. Tanto che nei prossimi giorni si renderà disponibile ad incontrare le rappresentanze sindacali e i lavoratori». Da quanto dichiarato dalla governatrice in queste pochissime righe, sembra dunque che Palazzo Donini non sia eccessivamente preoccupato in merito al futuro della vertenza. Sulla stessa linea si è posizionato anche l’assessore allo sviluppo economico Vincenzo Riommi, che taglia corto: «Al momento — chiarisce — non è stato convocato alcun Tavolo di crisi. Questo di oggi è un normalissimo incontro sindacale che non prevede la partecipazione della Regione. Pertanto, mi sembra prematuro azzardare previsioni in merito alle sorti di San Sisto. E’ chiaro che la Regione sta tenendo alta la guardia, e se necessario metterà in campo tutti gli strumenti istituzionali a sua disposizione».

In effetti, anche in altri corridoi, come ad esempio quelli della Cisl, è stato auspicato un «confronto serio, senza fomentare inutili allarmismi, perché sono altri i comparti in cui i lavoratori rischiano davvero rosso».
Meno ottimista il segretario generale della Cgil dell’Umbria Mario Bravi. «Giù le mani dalla fabbrica — dice — anche perché una vertenza sulla Perugina, significa una vertenza per tutta la città. Per questo invitiamo la multinazionale a dare prova di serietà e di concretezza. Il Gruppo, insomma, deve dimostrare di essere all’altezza della qualità e della fama del marchio che rappresenta e che l’ha reso noto in tutto il mondo. Un’azienda di questa portata — conclude Bravi — non può giocare al risparmio tagliando sul lavoro, ma ha bisogno di un piano di investimenti e di un rilancio industriale per i vari siti produttivi, primo fra tutti per quello di San Sisto».