Perugia, 5 dicembre 2013 - L’UNIVERSITA’ perugina è in crisi. La seconda puntata degli Stati generali della città mette il sigillo definitivo sulle difficoltà che da tempo vivono i due Atenei del capoluogo: da un lato c’è il costante calo delle iscrizioni e dell’appeal, dall’altro la presa di coscienza che è necessario intervenire al più presto se si vuol puntare su una città a «media dimensione europea», come auspica la governatrice umbra Catiuscia Marini.

IERI alla Sala dei Notari il secondo atto della ricerca «Cittaitalia» dell’Anci non è stato proprio un successo, anzi. Di gente ce n’era davvero poca in platea. Gli spunti su cui discutere però non sono mancati e il problema più urgente sembra essere proprio quello delle due Università.

I NUMERI. «La realtà universitaria italiana è indubbiamente in crisi e il numero di studenti è in continua flessione», ha subito detto Paolo Testa, direttore del Centro studi di Cittalia. L’Università degli Studi di Perugia nel 2006/07 aveva 34.391 iscritti, ma cinque anni dopo il numero è sceso a 29.815: una flessione del 13,3%. Forse ancora più critica la situazione dell’Università per Stranieri: 2.397 erano gli studenti cinque anni fa, scesi a 1.491 l’anno scorso con una flessione del 37,8%.

I MOTIVI. Secondo Cittaitalia l’Università di Perugia è penalizzata dal proliferare di un’offerta formativa estremamente ampia e diffusa sul territorio italiano, da un mercato composto da un numero sempre minore di studenti, e dagli elevati costi delle rette universitarie e delle variabili accessorie. Altro tema di criticità, che riguarda questa volta entrambe le Università del capoluogo, è attribuibile alla sovraesposizione mediatica provocata dalla vicenda Meredith, legata al mondo universitario perugino. Senza dimenticare infine che ormai il 60% degli iscritti a Perugia sono umbri, una percentuale anche questa in costante crescita (vedi tabella).

SUL TEMA si è soffermata la governatrice Marini: «Perugia deve diventare ancora più luogo di attrazione del sapere. I dati sulle Università non sono per nulla positivi. E’ su questo — ha detto — che bisogna investire e bisogna farlo con azioni concrete che riguardano la conoscenza e i servizi, gli studenti come i ricercatori. L’Unistra e l’Ateneo perugino stanno perdendo attrattività. Non siamo quindi solo noi a dover credere al rilancio, ma anche le Università stesse».

UN RICHIAMO forte, non c’è dubbio. Come quello del presidente della Fondazione Perugia Capitale 2019, Bruno Bracalente: «E’ evidente che dai dati emerge una città con debole capacità attrattiva per quanto riguarda i residenti, il lavoro, gli immigrati e gli studenti». Anche qui non mancano le proposte. «Serve un’azione rigeneratrice del centro storico. Io proporrei ad esempio le start up in centro e non certo in periferia. E di sicuro è necessaria un’integrazione maggiore e più efficace tra Università e mondo dell’impresa».

NON NEGA l’evidenza, infine neanche il sindaco Wladimiro Boccali: «Abbiamo un’offerta articolata nel settore dell’ istruzione superiore, ma dobbiamo fare i conti con il forte calo degli iscritti alle Università. Quello che leggiamo in queste pagine — ha concluso — ci rafforza nell’ idea che dobbiamo pensare a una città che costruisca luoghi di cultura e dove si possa produrre economia della cultura e della conoscenza. Una città che deve proiettarsi in una dimensione più internazionale, recuperando appeal per le sue Università». Dalle parole ora bisognerà passare ai fatti.