In coma altri due «turisti della droga»

Arrivano da Siena e Roma per ‘sballare’ a Perugia. Ma rischiano di morire

Soccorsi (foto repertorio)

Soccorsi (foto repertorio)

Umbria, 29 settembre 2014 - ORMAI hanno un appellativo ben preciso: li chiamano i «turisti della droga». Gente che arriva a Perugia da tutte le parti dell’Italia centrale per acquistare stupefacenti e ‘sballarsi’, continuando evidentemente a ritenere il capoluogo umbro come un’autentica centrale internazionale dello spaccio. E proprio questo hanno fatto due tossicodipendenti, un kosovaro di 33 anni da tempo residente a Roma e un senese di 49 anni. I DUE SONO arrivati a Perugia per strade diverse e separate, ma con un obiettivo comune: acquistare la droga e consumarla in qualche angolo della città. Sabato sera, una volta trovato lo stupefacente, si sono ‘fatti’. Ma stavolta hanno seriamente rischiato di morire. Sono stati alcuni passanti a notare i due che erano finiti in coma e ad allertare il 118, con le telefonate che si sono susseguite in pochi minuti. Uno era riverso in via Cortonese, l’altro a poche centinaia di metri di distanza, in via San Pietrino nel quartiere di Madonna Alta. DALL’OSPEDALE «Santa Maria della Misericordia» sono scattate due ambulanze. Gli equipaggi del 118 hanno prestato i primi aiuti ai due uomini e poi li hanno portati al Pronto socorso, dove sono stati rianimati e salvati. In tutti e due i casi, oltre ai medici sono intervenuti i carabinieri del Nucleo radiomobile di Perugia che, a carico dei due uomini, hanno emesso un foglio di via con divieto di rientro nel territorio comunale. Aldilà della doppia overdose, a preoccupare è soprattutto un fatto: Perugia continua evidentemente ad essere identificata dai tossicodipendenti di mezza Italia come la «capitale della droga», la città dove lo stupefacente si può trovare a ogni angolo di strada. Una brutta, bruttissima pubblicità per la città, nonostante lo sforzo encomiabile delle forze dell’ordine e la reazione dei residenti, che hanno persino organizzato una cena anti-spaccio sulle scalette del duomo. Ma evidentemente non basta. Non ancora. ​ Roberto Borgioni