Anziana uccisa a Perugia: «Delitto premeditato», Renata era diventata violenta

I pm contestano all’arrestata la crudeltà e i futili motivi. La settantenne forse presa per i capelli e sbattuta sui gradini

Renata Kette coperta da una giacca. In passato ha scontato 16 anni in cella per rapine e droga

Renata Kette coperta da una giacca. In passato ha scontato 16 anni in cella per rapine e droga

Perugia, 29 maggio 2016- Omicidio premeditato, aggravato dalla crudeltà, dai futili motivi e dall’età avanzata della sua vittima, che non poteva difendersi da tanta violenza. Nella richiesta di convalida dell’arresto per Renata Kette, pregiudicata di 53 anni, c’è tutto l’orrore del delitto di Danielle Claudine Chatelain, per tutti Daniela, la 72enne svizzera assassinata venerdì mattina al numero 50 di via Oberdan. Perchè i pm Giuseppe Petrazzini e Annamaria Greco accusano la donna, già amica della figlia di Danielle, di averla massacrata, forse sbattendole la testa sui gradini di pietra della palazzina. Il volto è tumefatto e le lesioni gravi anche se sarà l’autopsia a stabilire la portata della violenza omicida. Forte della ricostruzione degli investigatori della squadra mobile, diretta da Marco Chiacchiera, la procura ritiene che Renata avesse meditato l’omicidio dopo che Danielle l’aveva cacciata di casa e lei era divenuta – raccontano i testimoni – violenta. Avrebbe perso un tetto sulla testa e un mantenimento assicurato con la pensione dell’anziana. Così, probabilmente venerdì mattina ha bevuto una birra e poi, all’esito dell’ennesima lite, ha ucciso l’anziana. Omicidio che potrebbe essere avvenuto tra le 9.30 e le 10.40, l’orario della telefonata al 112. Quando Renata, per molti Renè, ha sceso le scale della palazzina e si è rifugiata nel negozio di scarpe di fronte. Da lì ha telefonato e all’operatore dell’Arma (che ha poi girato la telefonata alla più vicina pattuglia della polizia) ha spiegato di aver ‘fatto una cazzata, venite’. La chiamata è partita dal cellulare della Kette, ora sotto sequestro ed durata circa un minuto e mezzo.

Ciò che gli investigatori stanno cercando di ricostruire è quell’ora maledetta che passa tra il rientro di Renata e la telefonata di allarme. In mezzo la lite tra le due donne e il corpo di Danielle, insanguinato e con la faccia fracassata, trovato in fondo agli scalini. Tra le ipotesi al vaglio del medico legale, Sergio Scalise Pantuso, quella secondo cui Renata potrebbe aver afferrato per i capelli l’anziana e averla sbattuta con forza sul gradino di pietra. Ecco perché la crudeltà contestata. Il movente invece andrebbe ricercato in una convivenza ormai difficile. Per tre anni Renata aveva vissuto con Danielle e la figlia. L’aveva assistita fino all’ultimo ma poi, quando la 48enne a febbraio era morta, Renata era rimasta in via Oberdan. Ora Danielle si stava trasferendo altrove: in un alloggio trovato dal comune. E voleva che la Kette se ne andasse per sempre. Domani sarà il giudice Lidia Brutti a interrogarla (davanti al pm in questura si era avvalsa della facoltà di non rispondere) e a decidere sulla convalida dell’arresto e sull’emissione di un’ordinanza di custodia.

Intanto nei prossimi giorni una squadra speciale della polizia scientifica tornerà sul luogo del crimine per ulteriori rilievi

E. Pontini