Chiede il test del Dna sui figli: non sono i suoi, può disconoscerli

Lo dice la Cassazione. L’uomo ha scoperto la verità dopo molti anni

Il matrimonio riparatore con la moglie dalla quale poi si è separato: né il primo né il secondo figlio sono suoi

Il matrimonio riparatore con la moglie dalla quale poi si è separato: né il primo né il secondo figlio sono suoi

Città di Castello (Perugia), 20 febbraio 2018 - Ha accudito per anni i figli credendoli suoi, dando loro il proprio nome e pagando anche gli alimenti durante la separazione, poi ha scoperto che non erano suoi ma di un altro uomo.

Una storia complicata e dolorosa che si è chiusa in questi giorni in Cassazione, dove un cinquantottenne altotiberino, rappresentato dagli avvocati Marcello Pecorari e Stefania Ciampelli, è riuscito a disconoscere i due figli, un maschio e una femmina, nati da un rapporto clandestino della moglie.  La vicenda inizia intorno agli anni ’90 quando i due si sposano: il loro è un matrimonio ‘riparatore’, poiché la donna era incinta. I due vanno a vivere insieme e, dopo qualche mese, nasce il primo figlio, un maschietto. All’altotiberino sembra di ‘toccare il cielo con un dito’: un lavoro, una moglie e anche il primo figlio.

La vita trascorre tranquilla e dopo circa tre anni la donna resta incinta di nuovo: questa volta di una femmina. Tutto perfetto, o quasi, fino al 2006, quando l’uomo inizia ad avere qualche sospetto. Le continue uscite serali delle donna, quelle telefonate di nascosto insieme a lunghe assenze fanno nascere dubbi, che lo inducono a passare all’azione. Un giorno rientra a casa prima del tempo e scopre la relazione extraconiugale della moglie. Immediatamente iniziano le pratiche per la separazione, e fra un’udienza e l’altra, all’uomo viene un altro atroce sospetto: e se non fosse il padre naturale dei figli? Così, insieme al legale, esegue il test del Dna. Nel frattempo la causa di separazione si conclude e il giudice decide che sarà il padre a pagare gli alimenti ai figli. L’esito del Dna però fa crollare il mondo addosso all’altotiberino: nessuno dei due figli di cui si prende cura da anni è suo.

A questo punto chiede al tribunale il disconoscimento della paternità. In primo grado i giudici del tribunale di Perugia rigettano la richiesta. Subito l’avvocato di fiducia si rivolge alla Corte di Appello, che accetta la richiesta per il disconoscimento dei due ragazzi (nel frattempo diventati maggiorenni). A questo punto la mamma, non contenta, si appella alla Cassazione: ma anche in questo caso c’è l’ok da parte dei magistrati per l’uomo che può disconoscere i figli. Non solo, ma il legale sta iniziando anche una causa per il risarcimento danni.