Terrorismo, proselitismo in rete: smantellata una cellula islamica. Quattro arresti

Operazione della polizia postale di Perugia. Agli indagati viene contestata l'istigazione per delinquere con finalità terroristica

La conferenza in questura a Perugia

La conferenza in questura a Perugia

Perugia, 23 marzo 2017 - Inneggiavamo alla Jihad, al martirio e alla guerra santa. Cercavano di fare proselitismo e di spingere verso l'estremismo islamico le persone con cui venivano a contatto.  Lo facevano dai loro profili Facebook, che la polizia postale di Perugia ha individuato ed iniziato a seguire nell'indagine 'Da'Wa', che oggi ha portato all'arresto di quattro persone: tre uomini di origine tunisina e uno di origine marocchina, accusati di istigazione a delinquere con finalità terroristica. L'inchiesta, che ha portato anche ad altre iscrizioni nel registro degli indagati e ad alcune perquisizioni, è stata svolta dagli uomini della polizia postale di Perugia, che hanno operato insieme a quelli del compartimento di Milano, sotto il coordinamento del servizio di polizia postale e delle comunicazioni a Roma.

All'indagine hanno contribuito anche la Digos e l'ufficio immigrazione di Milano, la polizia scientifica di Roma e il reparto prevenzione crimine Lombardia. I risultati dell'inchiesta sono stati presentati stamattina in questura a Perugia dal procuratore della Repubblica di Perugia, Luigi De Ficchy, dal questore del capoluogo umbro, Francesco Messina, dal vice questore aggiunto alla guida della polizia postale di Perugia, Annalisa Lillini. Secondo quanto spiegato in conferenza stampa dunque, i quattro, arrestati in esecuzione di un'ordinanza di custodia cautelare emessa dal gip di Perugia, si spostavano principalmente sull'asse Lombardia-Germania.

Inoltre, hanno riferito gli inquirenti,  gli indagati si sono resi responsabili di aver creato e diffuso centinaia di post contenenti foto, scritti e video, per sostenere l'ideologia delle frange più estreme del radicalismo islamico ed esprimere piena condivisione alle azioni armate e agli attentati realizzati dall'Is. "La loro intenzione - ha spiegato il procuratore Luigi De Ficchy- era di entrare nelle coscienze di quanti comunicavano con loro, per indurli anche a cambiare i loro stili di vita. Questo per portarli su posizioni dell'Islam radicale e convincerli a raggiungere i luoghi dove l'Isis combatte". "Oggi - ha aggiunto il magistrato - piangiamo i morti di Londra e queste operazioni, oltre ad essere repressive, servono anche come prevenzione". Secondo quanto riferito dagli inquirenti, gli indagati utilizzavano quasi sempre connessioni wireless che gli garantivano l'anonimato. Inoltre, molti dei post che pubblicavano, erano visibili solo agli amici e non a tutti gli utenti.