«Uccidiamo i miscredenti», droga e istigazione al terrorismo: preso marocchino

Blitz dei carabinieri del Ros nella notte. Al bar di Passignano diceva di essere «in attesa di ordini»

L’arrestato (con il cappellino) ripreso durante un servizio di appostamento

L’arrestato (con il cappellino) ripreso durante un servizio di appostamento

di ERIKA PONTINI

Perugia, 9 aprile 2017- E’ il 4 luglio 2016 in un bar di Passignano sul Trasimeno quando, pubblicamente, El Mostapha Messaoudi, marocchino di trent’anni, clandestino, plaude all’attentato di Nizza dove un tunisino, a bordo di un tir si lancia contro la folla uccidendo 84 persone e ferendone una settantina. Afferma in quell’occasione – riferirà un testimone – di «essere in attesa di ordini per compiere atti di violenza di natura terroristica».

Scatta, immediatamente, l’indagine dell’aliquota antieversione dei carabinieri del Ros. Per mesi gli investigatori intercettano, sia al telefono che attraverso le cimici piazzate nella sua abitazione di Passignano, il marocchino rientrato in Italia illegalmente nel 2016 dopo un periodo trascorso nelle carceri marocchine. Sei anni, passati anche a Ait Ishaq, nel corso dei quali – stando alla ricostruzione dell’Antiterrorismo – sarebbe avvenuto l’indottrinamento integralista e Messaoudi avrebbe sposato, senza riserve, la causa della jihad, tanto da essere pronto a raggiungere la Siria per combattere con le milizie del Daesh. A morire, e a uccidere, per l’Islam.

E’ una deriva estremista pericolosissima che l’Antieversione monitora nell’ambito di un’indagine coordinata dal pm Manuela Comodi. E che porta gli investigatori a scoprire l’unica fonte di sostentamento del marocchino, in attesa del viaggio verso la Siria per rispondere «alla jihad»: lo spaccio di droga. «Faccio le cose del diavolo» ammette lui stesso nelle intercettazioni.

L’attività di spaccio invece – come spesso avviene per autofinanziarsi – porta i carabinieri a scoprire il possibile imminente arrivo di un grosso carico da Milano. Perchè, anche in questo caso, sono le telefonate a ‘raccontare’ i movimenti e la vendita di hashish e cocaina del marocchino insieme al fratello e a un italiano.

Il 4 aprile la decisione è quella di intervenire. I Ros fermano la Mini del presunto corriere e, a Ponte San Giovanni, Messaoudi. La perquisizione è negativa ma nei confronti del marocchino scatta il fermo per associazione con finalità di terrorismo e istigazione. «Aderiva all’organizzazione terroristica Isis-Daesh manifestando in più occasioni l’intenzione di recarsi in Siria e, svolgeva nei confronti dei connazionali reiterata attivitù di istigazione alla commissione di delitti con finalità di terrorismo». Il marocchino è accusato anche di detenzione ai fini di spaccio.