Tassa di soggiorno, l'indagine: coinvolti 40 albergatori, non hanno versato l’imposta

La Guardia di Finanza ha trasmesso gli atti alla Procura. Mancano 108mila euro

Turisti a Perugia

Turisti a Perugia

Perugia, 21 gennaio 2018 – Il Comune aveva segnalato mesi fa alla Corte dei Conti che c’erano alcuni alberghi che non avevano versato l’imposta di soggiorno. E ora la questione è finita nelle mani della procura della Repubblica. La Guardia di finanza infatti è ‘sbarcata’ a Palazzo dei Priori per chiedere agli Uffici finanziari la documentazione relativa agli albergatori che non hanno ancora versato quell’imposta e le Fiamme gialle hanno poi inoltrato il fascicolo alla procura.

L’ipotesi di reato a carico di una quarantina di gestori di strutture ricettive del capoluogo è quella di peculato, ovvero appropriazione indebita di denaro pubblico appartenente in questo caso al Comune. Già perché gli albergatori quando riscuotono questa imposta sono veri e propri agenti di riscossione, e quindi potrebbe scattare il «peculato» visto che si tratta di un reato commesso a tutti gli effetti da quello che è temporaneamente un pubblico ufficiale. Nei guai al momento ci sono una quarantina di strutture alberghiere del capoluogo di diversa natura per un importo che è di circa 108mila euro. La somma non riscossa nel 2016 è infatti pari a 33mila euro, quella che manca nelle casse dell’ente invece dello scorso anno è di 75mila euro.

E mentre da un lato le procedure da parte dell’amministrazione comunale per il recupero proseguono, dall’altra c’è la via giudiziaria. La cosidetta tassa di soggiorno è infatti un’imposta comunale che devono riscuotere, rendicontare e riversare poi al Comune le strutture alberghiere, con obblighi di legge precisi. Alberghi, agriturismo e bed and breakfast sono insomma agenti contabili a tutti gli effetti, dei veri e propri sostituti d’imposta (come le imprese che versano l’Irpef per conto dei dipendenti tanto per fare un esempio) e sono obbligati a presentare il Conto giudiziale. Ed ecco che gli enti, quando l’imposta non viene riversata, sono costretti a segnalare i casi, altrimenti rischiano anch’essi che la Corte dei Conti si attivi poi per un eventuale danno erariale.

Le prime segnalazioni da parte del Comune c’erano state lo scorso anno: dal rendiconto di bilancio 2016, era emerso infatti che nei 12 mesi di competenza furono riscossi 790.293 euro a titolo di imposta di soggiorno grazie al contributo di 298 strutture. La gran parte delle strutture cittadine risultavano quindi in regola. Rispetto alle previsioni però già due anni fa mancavano circa 150mila euro, visto che nel rendiconto veniva accertata una cifra di 938mila euro. Di quei sessanta nel frattempo alcuni hanno regolarizzato la propria posizione e così l’ammanco nelle casse comunali è così sceso a 33mila euro, mentre altri 75mila euro non sono stati versati in riferimento al 2017, per un totale di 108mila euro.