Espone in negozio la foto del padre morto, il Comune gli chiede 167 euro

Continuano le polemiche sui ‘balzelli’ imposti ai commercianti

Piero Maiotti indica la foto del padre, che 60 anni fa aveva avviato l’attività.  In alto Silvia Pelliccia

Piero Maiotti indica la foto del padre, che 60 anni fa aveva avviato l’attività. In alto Silvia Pelliccia

Orvieto (Terni), 29 aprile 2017 – "A me hanno chiesto un pagamento di 167 euro da saldare in due giorni. Questi soldi li dovrei versare per aver messo in evidenza, vicino al mio negozio, la foto di mio padre che aveva creato questa attività sessant’anni fa". Piero Maiotti, titolare del negozio di abbigliamento "Seltz outlet store" di via Filippeschi, è uno dei commercianti alle prese con le tasse pubblicitarie che la società Dogre sta riscuotendo in questi giorni in mezzo ad un mare di polemiche e, forse, anche di tanti errori da parte dei riscossori: questo temono i commercianti alle prese con i continui balzelli.

L’azienda a cui il Comune ha affidato l’incarico di affiancare l’ufficio tributi, pagandole un contratto di 44mila euro in due anni, ha inviato mandati di pagamento per cartelli pubblicitari, occupazione del suolo pubblico ad opera delle ombre delle tende parasole, delle vetrofanie ed altro ancora. "Da parte del Comune sembra di vedere una ostinazione preconcetta contro le piccole attività", dice Maiotti che, insieme ad altri, ha chiesto un incontro urgente al sindaco.

Silvia Pelliccia, titolare della storica profumeria Duranti, si è vista recapitare un bollettino da 1.700 euro da pagare il giorno successivo. "La prima lettera di invito a pagare è arrivata la settimana scorsa, era la tassa sull’ombra con scadenza 30 aprile, mi sono state conteggiate 5 tende, ne ho solo 3, mentre 2 sono del mio vicino per circa 39 euro a tenda. Ieri è arrivato il secondo invito a pagare, entro il 30 aprile, 1700 euro", dice Pelliccia. La stessa commerciante ha però analizzato il regolamento, riscontrando degli errori da parte della ditta.

"Non hanno nemmeno consultato il regolamento, che prevede una serie di esenzioni di cui non hanno tenuto conto – dice – per esempio, la mia tassa essendo sopra ai 1500 euro può essere rateizzata ma nessuno me l’ha scritto, sono io che l’ho letto sul regolamento". Gran parte dei soldi richiesti non sarebbero dovuti perchè lo stesso regolamento esclude dalla tassazione le forme pubblicitarie interne, vetrofanie comprese.

Potrebbe dunque trattarsi di cartelle sbagliate, ma nel frattempo c’è già chi ha pagato anche se la maggior parte dei commercianti non ha alcuna intenzione di farlo. "Non sarebbe stato meglio inviare a tutti il regolamento e il modulo di autodenuncia e invitare il contribuente alla regolarizzazione, anziché inviare cartelle con errori?", si chiede la commerciante.

C.L.