Dipendente 'infedele' in Regione. Intasca i soldi dei bolli

I cittadini credevano di pagare all’ente, in realtà ‘incassava’ la donna

SCATTANO I CONTROLLI Agenti di Polizia impegnati nelle indagini

SCATTANO I CONTROLLI Agenti di Polizia impegnati nelle indagini

Perugia, 20 settembre 2017 - PECULATO. É questa l’ipotesi accusatoria che la Procura della Repubblica di Perugia contesta a una dipendente della Regione che, secondo quanto è emerso in queste ore, si sarebbe appropriata di somme di denaro pagate da cittadini ignari, convinti di mettersi così in regola con le somme che dovevano versare all’Ente per sanare le loro posizioni relative a bolli automobilistici scaduti.

STANDO a quanto trapela dalla cortina di riserbo calata sulla vicenda, la donna avrebbe sottratto ai conti pubblici una cifra che si aggira attorno ai tremila euro. Gli agenti del commissariato di Assisi, assieme a quelli della Squadra mobile della questura di Perugia, si sono presentati ieri mattina negli uffici del Servizio ragioneria e fiscalità regionale al primo piano del Broletto con un mandato di perquisizione. I poliziotti hanno quindi controllato tutto quello che c’era nell’ufficio stesso – atti e dati contenuti nei computer di lavoro –, materiale che hanno ritenuto potesse servire a corroborare l’ipotesi accusatoria. Infine gli agenti hanno deciso di sequestrare alcuni documenti utili all’indagine, coordinata dal sostituto procuratore Mario Formisano. Ad accorgersi di quanto accadeva all’interno delpalazzo della Regione al Broletto, in cui lavorano moltissimi dipendenti, sono stati in parecchi, senza contare che alcuni colleghi della dipendente indagata sono stati anche presi a verbale dalla Polizia.

SECONDO quanto emerso dagli accertamenti svolti finora nell’ambito di un’inchiesta che appare più che mai delicata, la donna avrebbe escogitato un metodo per «deviare» su un conto corrente che faceva capo a lei i soldi che i cittadini credevano di versare direttamente alla pubblica amministrazione. La dipendente avrebbe infatti dato indicazioni volutamente ingannevoli a chi invece voleva solo regolarizzare la propria posizione contributiva.

L’INCHIESTA è partita dal commissariato di Assisi diretto dal commissario Francesca Domenica Di Luca, perché è lì che è giunta una segnalazione su quanto stava accadendo in quell’ufficio della Regione. Da quel momento è partita tutta una serie di accertamenti, che, stando alle prime risultanze, ha portato la Polizia ad individuare quello che rischia di diventare, a tutti gli effetti, un «caso» a dir poco clamoroso.