Picchia la figlia che va male a scuola, il padre condannato a quattro mesi

Secondo il giudice è responsabile di abuso di mezzi di correzione

Il padre era rientrato dopo il colloquio con i professori: dopo la lite, le botte

Il padre era rientrato dopo il colloquio con i professori: dopo la lite, le botte

Perugia, 28 febbraio 2017 - Voti pessimi, cattiva condotta e tantissime assenze a scuola. Quel pomeriggio di gennaio di quattro anni fa due genitori di Perugia tornano a casa dopo aver parlato con i professori della figlia e il padre perde le staffe: picchia la ragazzina colpendola con schiaffi, calci e, addirittura, la trascina per i capelli lungo il corridoio di casa. Un gesto che il giudice Alessandra Grimaccia ieri mattina ha punito con la condanna dell’imputato a quattro mesi di reclusione e il pagamento delle spese processuali.

L’episodio, secondo quanto ripercorso durante la requisitoria del pubblico ministero in aula, venne a galla perché la mattina dopo a scuola qualcuno notò che la studentessa aveva delle ecchimosi alle mani e alcune contusioni. Così venne portata al pronto soccorso e lì i dottori videro che aveva anche una contusione alla coscia. A quel punto si attivarono le segnalazioni e la minorenne venne sentita dalle forze dell’ordine: fu lei a raccontare che il padre le aveva urlato contro perché i professori gli avevano detto del suo scarsissimo rendimento a scuola e delle sue infinite assenze. Dalle parole era passato ai fatti, dandole uno schiaffo, un calcio e poi trascinandola per il corridoio tirata per i capelli.

Secondo quanto riferito dalla minorenne all’epoca dei fatti, tutte cose poi ripetute in aula davanti al giudice, aveva anche passato la notte con del ghiaccio sulle mani perché le facevano troppo male dopo le botte del padre. Ieri mattina, prima della richiesta di condanna del pm e di assoluzione della difesa, che ha sostenuto non fossero emerse responsabilità a carico del suo assistito nel processo, sul banco dei testimoni si era seduta la mamma della ragazza.

La donna, che ha scelto comunque di parlare anche se aveva ovviamente la facoltà di non rispondere essendo parente dell’imputato, ha voluto sottolineare che quella del marito era stata solo una reazione esagerata, ma che mai prima e mai dopo era più accaduto nulla di simile, tanto è vero che la figlia, dopo aver lasciato la scuola, e aver trovato un lavoro continua a vivere con loro due.

La signora ha anche cercato di sminuire l’episodio dicendo che la cosa era stata gonfiata, suscitando anche qualche attimo di tensione con il giudice che l’ha ammonita dicendo che doveva raccontare tutto quel che aveva visto. Così la donna alla fine ha ammesso di aver visto un calcio e uno schiaffo. Pochi minuti per la decisione del giudice, che ha ritenuto il padre responsabile di abuso di mezzi di correzione.