Un film sulla vita di Paolo Rossi: "Io, il calcio, Federica, i figli e Perugia..."

Il campione si racconta a 35 anni dallo storico Mondiale di Spagna ’82

Una vita da campione, a Paolo Rossi intitolato un airbus di Ita

Una vita da campione, a Paolo Rossi intitolato un airbus di Ita

Perugia, 15 agosto 2017- Una magica notte d’estate, 35 anni fa, l’Italia diventava campione del mondo in Spagna. Il Paese, dopo anni difficili, provava a rialzarsi. Forse anche per questo quella vittoria assunse il sapore della riscossa per tutti gli italiani. Paolo Rossi diventava uno dei simboli principali di quella Nazionale rimasta nel cuore dei tifosi azzurri. Oggi un film per la tv incentrato sulla vita di Pablito, ripercorrerà quell’epoca unica. A scrivere la pre-sceneggiatura del film (titolo ancora top-secret) Federica Cappelletti, giornalista della Nazione, perugina doc, oggi moglie nonché madre delle splendide bimbe del campione: Maria Vittoria e Sofia Elena, conosciuta, guarda caso, sempre per ragioni legate al calcio. «E’ vero. Incontrai Federica in Umbria – racconta Rossi –, alla presentazione di un libro che aveva scritto insieme a due colleghi su dieci campioni della Juventus, tra cui io. Fu l’occasione per tornare a Perugia...Un segno del destino, visto che ora a festeggiare quel Mondiale dell’82 ci sono lei e le nostre bimbe. Nessuna di loro era presente a quella finale in Spagna ovviamente, ma tutte e tre hanno avuto modo di rivivere indirettamente i miei successi e ne vanno fiere».

Torniamo al film. Che effetto fa essere il soggetto principale?

«Bellissimo. Federica ha saputo cogliere il senso della mia storia, mettendo in evidenza emozioni, sentimenti, paure, gioie e dolori. Rileggendo quelle pagine mi sono commosso e l’ho ringraziata. Il testo è piaciuto. Ora starà alla bravura dello sceneggiatore e del regista completare l’opera. In ogni caso, sono molto orgoglioso di lei anche se è una pignola che vuole sempre avere l’ultima parola...» (ride)

Come ha spiegato chi é Paolo Rossi, alle sue figlie?

«Ho lasciato che vedessero da sole l’affetto che mi circonda e vivessero la mia popolarità, in Italia e nel mondo. All’inizio facevano mille domande, erano gelose dei bambini che mi chiedevano l’autografo, mi domandavano cosa significasse essere campione del mondo e avere vinto il pallone e la scarpa d’oro. Ma io e mia moglie abbiamo cercato di farle crescere nella normalità».

E Federica, mai stata gelosa delle fans?

«Se vivi a fianco di un personaggio così popolare e amato – dice lei –, non puoi permetterti di fare la prima donna. Accetti un nuovo ruolo: i suoi successi diventano i tuoi. Stare dietro le quinte non è poi male, lavoro a progetti che mi piacciono e che mi danno soddisfazione. Le fans? Fastidiose solo se troppo invadenti. Una volta alle Maldive due ragazze provarono a entrare seminude in camera. Le ho quasi prese a schiaffi!».

Spagna ’82: la squadra di Bearzot venne criticata. Poi il cammino vittorioso e il ’rientro’ trionfale di Rossi con i gol a Brasile e Germania.

«Ricordo che pensai 'Fermate il tempo'! Quelle reti al Brasile mi sbloccarono dopo un rientro faticoso e poi la finale contro la Germania... Sapevo che mai più nella vita avrei vissuto quelle sensazioni uniche, indescrivibili. Ero l’Italia che vinceva agli occhi del mondo. Bearzot, un secondo padre. Colto, giusto. Gli devo tanto. Noi tutti dell’82 gli dobbiamo molto. Aveva creato un gruppo unito. Lo siamo ancora. E il ‘Vecio’ vive in ognuno di noi»

Rossi lei crede nel destino?

«Sì, e sono scaramantico. Entravo in campo sempre con lo stesso piede. Al Mondiale indossavo ogni volta la mia collanina di corallo rosso...».

Cosa c’è nel suo futuro? A parte fare il commentatore in tv?

«L’Accademia di calcio a Perugia, le mostre in giro per l’Italia e il mondo, altre richieste di lavoro che sto valutando, il mio resort in Toscana ma soprattutto la famiglia. L’unica cosa che conta veramente».

Più Umbria o Toscana?

«Mi piacciono entrambe e poi rappresentano me e mia moglie».

L’amico di sempre?

«Gli amici di sempre: Nicola Zanone, Antonio Cabrini e Marco Tardelli».

Ma se chiude gli occhi si rivede al Bernabeu?

«Bernabeu e Sarrià sono dentro di me, sempre. Ma la vita continua, mi piace andare avanti. E io ho ancora tanti progetti da realizzare... ».