Comprare casa? In Umbria si accende un mutuo sopra i quarant’anni

L’analisi di Tecnocasa: la sicurezza economica è tra gli elementi fondamentali per avere il finanziamento

L’analisi sull’età del mutuatario

L’analisi sull’età del mutuatario

Perugia, 21 marzo 2017 - La casa dei desideri. Tre, quattro stanze, camino e balcone. Ma sempre più spesso la mancanza di un lavoro fisso e le certezze per il fututo chiudono a chiave il sogno nel cassetto. La crisi economica mondiale pesa su tutti, ma sono i giovani e i precari a soffrirne di più. Con lo stipendio a intermittenza e una scadenza scritta sul contratto di lavoro, sovente non possono permettersi il primo appartamento. E così l’età media per chiedere un mutuo è più alta di quella nazionale e ad accedere al credito è per la maggior parte da chi è assunto a tempo indeterminato.

In Umbria si accende un mutuo a più di 40 anni, contro una media nazionale di 39,1 anni. E’ quanto emerge da uno studio sui ‘mutuari’ nel Cuore Verde d’Italia, effettuato da Tecnocasa (è stato considerato un campione composto da 6.091 mutui erogati in Italia nel corso del secondo semestre 2016).

 

Eta’ anagrafica. A livello nazionale l’età media di chi ha sottoscritto un mutuo nel secondo semestre 2016 è 39,1 anni, gli under 35 rappresentano il 37,7% e i 35-44enni il 35,8%. In Umbria si accede al mutuo in media a 40,1 anni e la maggior parte dei mutuatari appartiene alla fascia compresa tra 35 e 44 anni (37,9%), seguono gli under 35 con il 30,6%.

Professione. Dall’analisi della professione del mutuatario emerge che la sicurezza economica è tra gli elementi fondamentali richiesti dagli istituti di credito per erogare un finanziamento. Tale caratteristica identifica l’88,3% del campione (dipendenti a tempo indeterminato e pensionati), a fronte dell’8,5% di chi ha un contratto di lavoro flessibile (liberi professionisti/lavoratori autonomi e titolari d’azienda) e dell’1,9% di lavoratori a tempo determinato. In Umbria i lavoratori a tempo indeterminato costituiscono l’81,5% del totale e i pensionati sono lo 0,8%, portando quindi l’ammontare dei “redditi certi” all’82,3%. Chi ha un lavoro flessibile incide, invece, per il 14,5% (i liberi professionisti e lavoratori autonomi sono il 4,8%, i titolari d’azienda rappresentano il 9,7%).