‘Strozzato’ dai debiti, l'addio all'imprenditore suicida. "Non lasciamoci sopraffare"

Una folla commossa ai funerali dell'industriale

FOLLA COMMOSSA I funerali nella chiesa  di Cristo Risorto

FOLLA COMMOSSA I funerali nella chiesa di Cristo Risorto

Umbertide, 5 agosto 2017 – IL CALDO rende ancora più opprimente la cappa di dolore che avvolge la chiesa di Cristo Risorto. Davanti all’altare una bara coperta di fiori custodisce il corpo dell'uomo, sessant’anni, insieme al suo sogno spezzato di imprenditore. E’ stata la crisi economica a portarselo via. Uno dei tanti che non hanno retto alla pressione di una situazione che non passa, schiacciato dai debiti, dalle responsabilità, dalle banche che gli hanno girato le spalle. Il suo ultimo pensiero, prima di infilarsi un cappio al collo, è stato per i suoi familiari e per i suoi operai. Ieri pomeriggio il funerale, partecipatissimo.

IL SACERDOTE don Gerardo Balbi, affiancato da don Luca Lepri, ha invitato, nonostante l’umano smarrimento, alla speranza, quella che può nascere solo e soltanto dalla fede che vola alta sopra i calcoli umani, compresi quelli degli istituti di credito che hanno negato all’imprenditore un qualche possibile aiuto. «In momenti come questo – ha detto il sacerdote – i sentimenti umani rischiano di prendere il sopravvento, ma non dobbiamo lasciarci sopraffare, facendoci invece guidare dalla speranza».

IN PRIMA fila, piegati dal dolore, la moglie e i figli dell’imprenditore. Accanto a loro gente commossa con le facce tirate. Molti sono operai, il cui destino è ora nelle mani di Dio per chi tra loro crede, o in quelle del sindacato e delle istituzioni.

TRA QUESTE il Comune, che ieri ha pubblicato una nota di cordoglio sul proprio sito ufficiale. «Questa morte – si legge – ha destato grande sconcerto e preoccupazione in tutta la nostra città, sia per le circostanze drammatiche che hanno indotto l’imprenditore a compiere l’estremo gesto, sia per le condizioni dei lavoratori che da tempo non percepivano più regolare stipendio».

LO STESSO sindaco Marco Locchi aveva espresso, oltre il suo dolore personale, la sua preoccupazione per la sorte dei tanti lavoratori (si tratta di 135 unità circa) impiegati nelle aziende dell'uomo. La tragica morte dell’imprenditore, conosciuto e stimato, ha provocato una ridda di commenti tra la gente, tutti solidali anche se ormai purtroppo tardivi, con l’imprenditore. La crisi che continua a mordere, la ripresa che non si vede, le promesse mancate della politica rimbalzano da commento a commento, sul sagrato della chiesa, in piazza, in rete.

IL CORDOGLIO si trasforma così in rabbia, finendo per scivolare nell’invettiva: «Ringraziamo Stato e banche» dice qualcuno, mentre c’è chi se la prende con i politici: «Sono sordi e ciechi davanti ai problemi dei nostri imprenditori». E ancora: «Un’altra vittima della crisi. Mi dispiace tanto, era una bravissima persona».

INTANTO per quanto riguarda la situazione dell’azienda (gli operai erano in sciopero proprio per la mancata corresponsione degli stipendi), lunedì alle 16 al Centro «San Francesco» si svolgerà un incontro tra le maestranze e gli operai stessi per cercare di valutare l’attuale situazione dell’impresa e trovare in qualche modo una «quadra», magari anche con l’aiuto delle istituzioni, per poter ripartire a livello industriale.

Paolo Ippoliti