Estetista bruciata, «Hasan mi urlava ‘ti ammazzo’». Il racconto choc di Alessandra

Il rogo di Nocera: un amico di Varoshi era fuori dalla casa in fiamme

Gli investigatori sul luogo in cui si è verificato il brutale episodio in via Montecchio tra Nocera e Gaifana

Gli investigatori sul luogo in cui si è verificato il brutale episodio in via Montecchio tra Nocera e Gaifana

Perugia, 22 febbraio 2017 - «… Ero sdraiata sul divano a dormire. Improvvisamente ho udito un forte rumore… sono andata verso la porta a vedere chi fosse e ho sentito Hasan urlare ‘ti ammazzo’, lo ripeteva mentre saliva le scale. Aveva una tanica di plastica e un bastone, mi ha spinto per darmi una bastonata all’altezza del femore, ha tolto il tappo dalla tanica e ha cominciato a cospargerla in tutta casa». A sorpresa il pm Michela Petrini, che coordina le indagini dei carabinieri del comando provinciale, consegna ai giudici del Riesame la prova regina della colpevolezza di Hasan Varoshi, 25enne albanese in carcere per tentato omicidio e incendio doloso.

Le accuse di Alessandra, raccolte lunedì pomeriggio all’ospedale di Genova dove la donna è ricoverata. Un lungo verbale in cui la donna indica anche di aver visto, dopo l’incendio in cui è rimasta gravemente ferita, un amico di Hasan tra il capannello di gente che si era formato fuori della sua abitazione in via Montecchi a Gaifana. Secondo l’ipotesi accusatoria quel maledetto 29 gennaio Varoshi andò a casa di Alessandra con un bastone e due taniche di benzina per vendicarsi della donna che – stando alle testimonianze della stessa fidanzata di Varoshi – aveva messo in giro il video di un loro rapporto sessuale. E per arrivare alla casa isolata di Alessandra, Hasan si fece accompagnare da un complice su cui si concentrano le indagini dell’Arma.

Varoshi, difeso dall’avvocato Ubaldo Minelli è in aula. Il suo legale cerca di demolire le dichiarazioni dei testimoni, «inattendibili». Ma sono le parole di Alessandra a confermare il quadro accusatorio: «mi ha dato un’altra bastonata sulla schiena. Poi ha cominciato a prendere a bastonate l’hard disk sul quale si registrano le immagini delle telecamere – è ancora il verbale della donna –. Ha preso il mio telefonino e mi ha chiesto di accenderlo… ha iniziato a colpirlo. Io quasi soffocando per le esalazioni di benzina sono andata verso la finestra per aprirla… improvvisamente ho sentito un boato e si sono rotti tutti i vetri... ho sentito tanto calore. Dopo Hasan è uscito sul balcone, tirando anche me, afferrandomi per un braccio. Mi ha chiesto di non rovinarlo di accordarci sulla versione da dare ai carabinieri». Il resto è la corsa all’ospedale, l’arresto. E la ‘caccia’ al complice.