Famiglia in fuga da Damasco ospite del parroco di S. Maria di Colle

Ad attendere i profughi a Fiumicino anche il diacono Pecetti

L’ARRIVO IN AEROPORTO I profughi siriani allo sbarco in Italia all’aeroporto Leonardo Da Vinci

L’ARRIVO IN AEROPORTO I profughi siriani allo sbarco in Italia all’aeroporto Leonardo Da Vinci

Perugia, 5 dicembre 2016 - UNA FAMIGLIA di profughi siriani fuggiti dall’inferno di Damasco e accolti nell’appartamento del parroco messo a disposizione dalla chiesa di Santa Maria di Colle, a Perugia. Ad accogliere a Fiumicino la giovane famiglia siro-cattolica (padre, madre e due figli di soli 6 e 10 anni) fuggita in Libano da dove ha poi raggiunto legalmente l’Italia in aereo, c’era anche il direttore della Caritas perugina, il diacono Giancarlo Pecetti con la moglie Luisa.

PROPRIO loro hanno raccontato dell’incontro con questa famiglia, restando colpiti dalla «serenità che ci ha trasmesso se pensiamo alle sofferenze che ha dovuto subire. Il padre è stato vittima di rapimenti brevi lungo il percorso dal luogo di lavoro a casa – raccontano Giancarlo e Luisa –. La vita di questa famiglia è stata resa assai difficile anche per la fede religiosa e dal fatto che abitavano alla periferia di Damasco interessata da molti combattimenti. Una volta riusciti ad arrivare in Libano, i genitori hanno cercato di dare un futuro migliore ai propri figli che vorrebbero far crescere in pace».

LA COMUNITÀ parrocchiale di Santa Maria di Colle, che ospita i profughi grazie al progetto dei «Corridoi umanitari», ha accolto l’arrivo della famiglia siriana come un «bel dono di Natale. Siamo felici di accoglierla – commenta Il parroco, monsignor Pietro Ortica –, perché per noi non è una novità. Questo servizio rivolto a chi ha bisogno di una casa (che è quella del viceparroco) lo facciamo da sempre con amore, ospitando famiglie italiane e straniere in difficoltà».

«QUANDO fu chiesto da Papa Francesco alle comunità ecclesiali di rendersi disponibili ad accogliere i profughi, la nostra parrocchia fu la prima a Perugia a contattare la Caritas diocesana e a dare la disponibilità da subito, come abbiamo sempre fatto. Quello che ha colpito i nostri operatori – aggiunge monsignor Ortica – è stata la serenità dei genitori e dei due bambini, soprattutto i loro occhi pieni di gioia nel vedere una casa arredata con le pareti bianche e riscaldata».

«LA PRIMA cosa che abbiamo fatto insieme ai nostri ospiti – conclude una volontaria della Caritas parrocchiale – è stata la spesa, in modo da fargli scegliere i prodotti necessari. Sarà una famiglia delle nostre, come tutte le altre che sono passate da trenta anni nell’appartamento del vice parroco».