Giochi pericolosi alla ex Molini. "Ogni giorno è un viavai continuo"

I residenti: ‘Per entrare nei capannoni dismessi si portano le scale’

I ragazzini sui tetti dei capannoni dismessi ripresi da un passante

I ragazzini sui tetti dei capannoni dismessi ripresi da un passante

Città di Castello, 16 gennaio 2018 - «Vediamo ogni giorno gruppi di ragazzi che entrano ed escono da quella zona. In alcuni casi si sono persino attrezzati con scale per meglio giungere all’interno dei capannoni dismessi. Se nessuno interverrà seriamente prima o poi succederà qualcosa di brutto...»: i residenti nella popolosa zona che si sviluppa attorno agli ex molini Brighigna, a ridosso del centro storico di Città di Castello, praticamente assistono da sempre alle scorribande di ragazzi giovani, il più delle volte giovanissimi, che entrano nella zona a gruppi, e sostano all’interno dell’area per ore. Gli stessi residenti hanno segnalato, con il video di sabato, quello che stava avvenendo sul tetto quando un gruppo di ragazzi, tutti minorenni, era salito nella parte più alta, ad oltre 20 metri di altezza e alcuni di loro si stavano pericolamente sporgendo.

A SEGUITO di questa segnalazione i carabinieri sono intervenuti ed hanno prelevato i giovani, in loco, per condurli in caserma quindi riconsegnarli alle loro famiglie. «Non era neanche la prima volta che alcuni ragazzi salivano sui piani alti degli ex Molini...», dice un altro residente. Intanto tra gli studenti c’è sconcerto. Tra loro, Michele Filoni, 19 anni, dice: «La generazione di oggi è disposta a fare di tutto per raggiungere un pò di notorietà, per sembrare più grande anche con questi gesti, senza pensare alle gravi conseguenze».

«Qualcuno, per guadagnare un pizzico di notorietà ed essere preso in considerazione è disposto a compiere gesti estremi e stupidi», dice Desley, un altro studente. I giovani portati via dai carabinieri e finiti, dal tetto degli ex molini direttamente in caserma, sono tutti minorenni, alcuni italiani e altri di origine straniera. Ma cosa spinge questi ragazzi a giochi così estremi? Lo abbiamo chiesto a don Paolino Trani, che ha dedicato la vita ai giovani (con il Ceis di Città di Castello, attivo da 30 anni). «Nella mia esperienza a contatto coi ragazzi di ogni età posso dire che la cosa più importante, anche se faticosa, è quella di parlare con loro. Tutti i disagi _ ricorda _ sono forme espressive che nascondono altre difficoltà, spesso di comunicazione: è importante riscoprire il dialogo e il valore della parola. Alle famiglie dico che la cosa più importante da dare ai figli è il tempo. Non occorre dare troppe cose o oggetti (come i telefonini che acuiscono le solitudini), meglio fermarsi a dialogare con loro».

Cristina Crisci