«Paga o dico tutto a tua moglie». In due alla sbarra per estorsione

Nella rete della coppia un eugubino che avrebbe sborsato 15mila euro

Il sostituto procuratore Gemma Miliani

Il sostituto procuratore Gemma Miliani

Perugia, 27 giugno 2016 - Secondo  l’accusa avrebbero spillato 15mila euro a un uomo residente nell’eugubino minacciandolo che, se non avesse pagato, avrebbero rivelato alla moglie la relazione che aveva con la donna finita alla sbarra. Nel capo d’imputazione in virtù del quale la coppia, originaria della provincia di Pesaro Urbino è in tribunale, vengono riportati anche dei messaggi che i due avrebbero inviato all’uomo. «Faccio un casino, faccio un bordello, vengo a citofonare a casa tua»: gli avrebbe scritto la ragazza. Inoltre, sempre secondo il sostituto procuratore Gemma Miliani, titolare del fascicolo, si sono recati «con frequenza presso il suo locale, reiterando insistenti richieste di denaro e di altre utilità quali sigarette», e in questo modo hanno «costretto» l’uomo a «effettuare versamenti di denaro settimanali, nel mese di settembre pari a 900 euro» mentre, contemporaneamente avevano «iniziato un rapporto di amicizia con la moglie».

SECONDO quanto ricostruito dai carabinieri di Gubbio, che nel settembre 2016 arrestarono i due in flagranza di reato mentre intascavano dei soldi che l’uomo aveva dato loro, la coppia avrebbe spillato al malcapitato il denaro nel corso di un anno. Ieri pomeriggio, il secondo collegio del tribunale penale di Perugia ha accolto l’eccezione della difesa e ha stabilito che la competenza territoriale è del tribunale di Pesaro visto che gli imputati risiedono in quella provincia e che le ricariche sono state effettuate su una Postepay aperta a Pesaro. Entrambi i ragazzi sono assistiti dall’avvocato di Pesaro, Marco Defendini, che commenta: «La mia cliente aveva conosciuto la parte offesa quando lavorava in un night nella zona di Gubbio, ma è stato lui che ha continuato a cercarla perché voleva ancora dei rapporti sessuali con lei».

SECONDO la difesa quindi non c’è un’estorsione, ma dei rapporti sessuali a pagamento o, comunque, dei rapporti sessuali e un «sostegno economico» offerto dall’uomo che poi ha denunciato gli imputati perché la giovane che venne arrestata aveva avuto un bambino e aveva bisogno di auto. «E’ una storia poco chiara – dice l’avvocato – per questo, dopo la notifica del giudizio immediato non abbiamo scelto il rito abbreviato, perché volevamo sentire la parte offesa in aula». Adesso gli atti verranno rimessi alla procura di Pesaro e il processo riprenderà da capo.