Collestrada è invasa dai profughi. In cinquanta ospiti al «Postiglione»

‘Sono troppi rispetto ai residenti’: crescono i timori nel piccolo borgo

Alcuni richiedenti asilo nella piazza di Collestrada

Alcuni richiedenti asilo nella piazza di Collestrada

Perugia, 20 ottobre 2016 - SONO UNA cinquantina i migranti ospitati all’hotel-ristorante «Il Postiglione», a Collestrada. Nel giro di pochi giorni il piccolo borgo alla periferia della città – 2.500 abitanti in tutto – si è trovato a fare i conti con una situazione di vera emergenza. Le strade e i luoghi di aggregazione del paese si sono improvvisamente riempiti di giovani stranieri, in burocratese «richiedenti asilo e rifugiati», generando un diffuso disagio tra la popolazione, che adesso è preoccupata.

SI TEME in buona sostanza che una presenza così consistente in una realtà piccola come quella di Collestrada possa comportare serie difficoltà. In particolare, la massiccia presenza di rifugiati sembra essere in contrasto con le dimensioni del luogo e la popolazione residente. E in effetti non sono pochi i cittadini che «rumoreggiano».

MA A TENTARE di fare chiarezza sulla vicenda è Franco Calzini, presidente dell’Arci Perugia, che gestisce i migranti arrivati al «Postiglione». «Si tratta di una sistemazione provvisoria – assicura Calzini –; tra un paio di settimane al massimo gli ospiti verranno spostati in altre strutture che stiamo individuando. Il ‘Postiglione’ – precisa il presidente – non è una struttura di prima accoglienza, ma abbiamo dovuto utilizzarla per far fronte a una situazione imprevista».

NELLE ULTIME tre settimane, sottolinea Calzini, «ci sono stati almeno un centinaio di sbarchi e il territorio provinciale ha ricevuto più di duemila ospiti in emergenza. Questo flusso – continua – ha allungato i tempi che servono per effettuare tutte le procedure legate agli arrivi, dai foto-segnalamenti ai controlli sanitari, ma era necessario trovare una collocazione a queste persone». La scelta è caduta sul casolare in cima alla collina di Collestrada, nel cuore di una zona a vocazione residenziale, che ha aperto le porte a ragazzi di ben venti etnie diverse, provenienti in gran parte dall’Africa. In attesa, appunto, del loro ‘smistamento’ verso centri deputati all’accoglienza: «Probabilmente nel Folignate e in altre zone che stiamo valutando», dice Calzini.