Il grido di Castelluccio: «Riaprite la strada, il paese muore... »

L’imprenditore Giovanni Coccia: «Noi non molliamo, ma è dura»

Giovanni Coccia aveva un agriturismo, due norcinerie, un’osteria, un negozio di souvenir e un locale. Ha perso tutto

Giovanni Coccia aveva un agriturismo, due norcinerie, un’osteria, un negozio di souvenir e un locale. Ha perso tutto

Norcia, 27 febbraio 2017- Giovanni Coccia, giovane imprenditore di Castelluccio di Norcia, aveva sei attività in quello scrigno tra prati e cielo finito nelle grinfie del terremoto. A lui e alla sue famiglia le scosse hanno distrutto un agriturismo, due norcinerie, un negozio di souvenir, un’osteria e un nuovo locale allestito non molto tempo prima del sisma. Poi la terra, da agosto 2016 in poi, ha tremato ed ha paralizzato vita e affari, della famiglia Coccia e dei suoi trenta dipendenti (ora alcuni sono a spasso, altri in cassa integrazione). Da Castelluccio, luogo-simbolo della Valnerina ferita, dove recentemente la «zona rossa» è stata anche ampliata, arriva un grido di allarme forte. La rabbia è tenuta a freno dalla dignità, ma c’è. La strada è ancora interrotta, non c’è l’acqua, la semina della rinomata lenticchia è a rischio e con essa anche la Fioritura, quello straordinario fenomeno naturale che ha sempre richiamato turisti a frotte. «Da agosto scorso in poi – dice Giovanni – a Castelluccio è finito tutto, le attività si sono fermate. Ma non molliamo. Adesso andiamo avanti facendo un po’ di fiere, ora siamo a ‘Nero Norcia’ e abbiamo creato una vendita all’ingrosso di souvenir. Ma la semina della lenticchia è a rischio. Ci hanno promesso di riaprire la strada al passaggio dei mezzi agricoli entro la prima metà di marzo».

«Lo facciano. Dopo il terremoto noi da Castelluccio siamo stati praticamente ‘deportati’. Abbiamo bisogno di una programmazione, ci dicano quando potremo tornare a Castelluccio, per trovare nuove soluzioni di accoglienza turistica e ripartire. Se al più presto, al massimo a giugno, potesse riprendere la transitabilità anche delle auto potremmo salvare almeno parte della stagione turistica». «Tra le possibili soluzioni – aggiunge il presidente di Confcommercio Valnerina, Fabio Brandimarte (nella foto con Coccia) – per far ripartire il turismo bisogna pensare a delle alternative praticabili a breve, non si può aspettare la riedificazione. Potrebbero essere le casette di legno, un’area camper attrezzata, si potrebbe incrementare il collegamento con le Marche e sistemare anche la galleria di Forca Canapine. Ma bisogna fare presto, altrimenti si rischia la fuga dei turisti ma anche dei residenti».