«Redistribuire il lavoro, solo così si può uscire dalla crisi»

Il direttore de La Nazione Carrassi e il sociologo De Masi al «Cortile di Francesco» ad Assisi

Domenico De Masi e Francesco Carrassi (direttore de La Nazione) ad Assisi: dialogo sull’«Economia del dono»

Domenico De Masi e Francesco Carrassi (direttore de La Nazione) ad Assisi: dialogo sull’«Economia del dono»

Assisi, 18 settembre 2017-«Con questa situazione di crisi, con la disoccupazione alle stelle, l’unica via di uscita è quella dell’economia della redistribuzione». Lo ha detto il sociologo Domenico De Masi in occasione dell’ultima giornata del «Cortile di Francesco» in una Sala della Conciliazione affollatissima, ieri mattina, sollecitato da domande e considerazioni di Francesco Carrassi, direttore del quotidiano La Nazione. De Masi ha presentato la sua analisi della situazione attuale e della possibile ‘cura’, passando appunto, come recitava il titolo del confronto «dalla competitività al dono».

«Non aver capito in tempo che quando si introduce una macchina in azienda si deve diminuire l’orario di lavoro, ha portato alla situazione attuale: il padre che lavora 10 ore al giorno e il figlio disoccupato. Le macchine, la tecnologia distruggono molto più lavoro di quanto ne creino». Un excursus a tutto campo che ha spaziato dall’antica Atene dove «Ci si occupava della polis e di stare con gli amici. Per il lavoro c’erano gli schiavi che, guardando la situazione di oggi, sono stati sostituiti da macchine e tecnologia. Noi, però, non riusciamo a sganciarci dal lavoro, dalla competizione che manda avanti l’economia: un’economia ‘che uccide’, per dirla con le parole di Papa Francesco». E ancora «In Italia abbiamo il 23 per cento di laureati, come il Cameroun: non ci sono aule per gli atenei e docenti, facciamo i test d’ingresso, blocchiamo i giovani.

Abbiamo un Paese ignorante incapace di opporsi a tutto questo: il popolo si rassegna sempre più». Duro sulla politica e sul ‘dislivello’ fra destra e sinistra: «C’è confusione sulle diverse peculiarità che si riflette sulle misure che vengono prese, spesso inconcludenti: il jobs act, per fare un esempio, doveva portare occupazione, invece sono raddoppiati i precari».

Incalzato dal direttore Carrassi sulle possibili soluzioni, De Masi non ha avuto dubbi. «Occorre redistribuire il lavoro, ridurre l’orario di impegno degli occupati: in Italia lavoriamo mediamente 1800 ore all’anno, in Germania 1400. Ovvero 400 ore in più per ogni lavoratore fa sì che con 40 miliardi di ore di capitale lavoro diamo occupazione a 23 milioni di persone contro i 29 milioni della Germania. La redistribuzione deve riguardare anche la ricchezza, il potere, il sapere, le opportunità, le tutele.

«Il comunismo sapeva distribuire la ricchezza, ma non sapeva produrre, noi sappiamo produrre, ma non sappiamo distribuire la ricchezza. Una volta la lotta di classe era dei poveri nei confronti dei ricchi oggi è quasi il contrario. I poveri sono resi sempre più poveri da chi accumula fortune sempre più imponenti. Basti dire che la metà delle ricchezze del Pianeta è in mano a sette, otto persone...».

DONATELLA MILIANI

MAURIZIO BAGLIONI