Caso Bigotti, per lui una casa di cura: la ‘Sorveglianza’ convoca l’udienza

E' necessario valutare la pericolosità sociale e l’idoneità di una struttura di cura, individuata nel Tifernate, per curare il ragazzo

Federico Bigotti

Federico Bigotti

Perugia, 6 dicembre 2016 - L’aggiornamento della valutazione sulla pericolosità sociale e la decisione sull’idoneità di una struttura di cura, individuata nel Tifernate, per curare e ‘contenere’ Federico Bigotti (difeso dagli avvocati Areni e Bochicchio), il giovane assolto dall’accusa di aver ucciso la madre a coltellate, perché ritenuto completamente incapace di intendere e di volere. Ma socialmente pericoloso.

Sarà il tribunale di sorveglianza di Perugia, il prossimo 13 dicembre, a cercare di risolvere il caso-Bigotti. Una vicenda che ha portato alla luce tutte le carenze relative alla chiusura degli ospedali psichiatrici giudiziari e all’apertura delle Rems, ancora zoppicanti. L’Umbria aveva già fatto i conti con i ‘vuoti’ del post-chiusura quando Luigi Chiatti, finito di scontare la pena, era stato mandato in Sardegna, in una Rems, per la misura di sicurezza. Ma il clamore attorno al geometra accusato di aver ucciso due bambini e la promessa di Chiatti in aula, «quando uscirò colpirò di nuovo» avevano indotto le Istituzioni a trovare una soluzione immediata.

Per Bigotti la situazione è differente e rischia di diventare esplosiva. Il giudice Valerio D’Andria aveva cercato di imporre al Dap di reperire un posto in una Rems. Senza però ottenere risposta affermativa. Bigotti infatti essendo stato assolto non può restare in un carcere. L’alternativa era quella di rimetterlo in libertà. L’escamotage è stato quello di collocarlo all’interno del ‘Repartino’, ovvero l’Spdc al Santa Maria della Misericordia che comunque non è un luogo idoneo essendo un reparto sanitario e non contenitivo.

A suo tempo l’Umbria scelse di non aprire una Rems sua ma di affiancarsi alla Toscana con 8-9 posti che, in base alle statistiche, erano quelli che occorrevano alla nostra regione. Eppure il progetto-Rems non è andato in porto. E adesso i malati-pericolosi umbri sono sparpagliati tra Volterra (3), Capoterra (1), Castiglione delle Stiviere (1). Due ancora a Montelupo. Quattro ancora sono in comunità territoriali per il reinserimento. L’accordo con la Toscana prevedeva 7 posti a disposizione dell’Umbria a fronte di un versamento di 2 milioni di euro. Ma il Dipartimento ha esaurito i posti tagliando fuori l’Umbria alla quale spetterebbero altri 4 posti. E Bigotti resta in bilico. «E’ una situazione che fa acqua da tutte le parti – è il commento dell’assessore Luca Barberini –. Il problema è stato sottovalutato a livello nazionale e adesso si rischia collocare queste persone in strutture non idonee a garantire la sicurezza dei malati e della comunità».