Caso Umbria Mobilità. Abuso d’ufficio e peculato: nel fascicolo spuntano gli indagati

Il Procuratore contabile accusa: «Responsabili gli amministratori»

Il pm Manuela Comodi

Il pm Manuela Comodi

Perugia, 9 agosto 2017 - Due inchieste e un maxi-buco nelle casse di Umbria Mobilità, su cui sono al lavoro sia la magistratura contabile che la Procura della Repubblica, con quest’ultima che indaga per peculato e abuso d’ufficio con alcuni nomi eccellenti nel registro delle notizie di reato. Mentre il procuratore Antonio Giuseppone ha chiuso il filone contabile addebitando a 45 tra amministratori, politici e manager un danno erariale da 44 milioni di euro e invitandoli a ‘dedurre’, il pm Manuela Comodi – che aveva avviato l’inchiesta-madre con la squadra mobile e la Guardia di finanza nel 2013 – potrebbe decidere di tirare le somme dopo nuove e recenti ‘acquisizioni’ investigative sulle responsabilità della voragine economica della società di trasporto pubblico. Sopravvissuta, secondo Giuseppone, solo grazie a «iniezioni» dei soci pubblici: Regione e Provincia.

«DI TALI discutibili operazioni societarie, delle nefaste conseguenze sul bilancio di Umbria Tpl e Mobilità e della altrettanto conseguente necessità per i soci pubblici di intervenire con consisenti iniezioni di denaro pubblico nel bilancio della società (e conseguente danno erariale) debbono essere chiamati a rispondere – scrive Giuseppone – gli amministratori in carica nel periodo in cui sono state adottate le scelte». Non solo: è da stigmatizzare «la posizione degli amministratori della Regione Umbria e della Provincia di Perugia che, nonostante fossero pienamente coscienti della gravissima situazione finanziaria di Umbria Tpl e Mobilità, sono intervenuti su semplice richiesta della società per fornire consistenti iniezioni di denaro pubblico per pemettere alla stessa di sopravvivere senza affrontare alla radice i gravi problemi strutturali».

OVVERO, tra l’altro, i crediti romani mai praticamente riscossi, le fidejussioni prestate a Roma Tpl e la ‘mala gestio’ del servizio. Ma esborsi sono avvenuti anche dopo il passaggio della compagnia operativa a Busitalia tanto che tra il 2014 e il 2016 la Regione ha pagato oltre 14 milioni di euro «a titolo di contributo per la manutenzione dell’infrastruttura ferroviaria che è rimasta nella competenza della predetta società».

NEL 2016, all’esito di un’indagine minuziosa è la stessa Finanza che deposita una corposa relazione che, insieme alle consulenze Saitta, e Musco-De Bernardinis ricostruiscono un quadro a tinte fosche della gestione della società. Secondo Giuseppone il danno è da addebitare a 45 persone; ora occorre capire se quanto accaduto integra profili di responsabilità penale di cui alcuni potrebbero essere chiamati a rispondere. A dirlo, per primo, era stato Remo Granocchia in un dettagliato esposto alla procura di Perugia.