Perugia, 23 giugno 2014 - La telefonata da Roma lo avrebbe raggiunto nella notte tra sabato e domenica. E ’ in quella conversazione che dal Ministero degli Interni avrebbero espresso al prefetto di Perugia, Antonio Reppucci, tutto il proprio malcontento per le affermazioni rilasciate alla stampa giovedì scorso e gli avrebbero ufficiosamente annunciato la sua rimozione dall’incarico di rappresentante del Governo nel territorio provinciale. D’altra parte le parole del ministro Angelino Alfano, sabato sera, erano state nette: "Quelle frasi sono gravi e inaccettabili. Non può restare lì né altrove. Assumerò immediati provvedimenti". Perché il provvedimento diventi ufficiale serve però la decisione del Consiglio dei ministri che si riunirà in settimana. Già nella prima seduta potrebbe arrivare il sigillo allo stop di Reppucci.

Insomma la sensazione è che per lui il percorso da prefetto si interrompa a Perugia, città che tra l’altro è considerata di ‘prima fascia’ per quel concerne la carriera prefettizia. Il gradino da salire ancora sarebbe stato soltanto quello di una direzione ministeriale…Non è certo un caso che ieri Reppucci abbia rinunciato a tutti i suoi impegni istituzionali, a cominciare da quello della mattinata sul cortile della prefettura. Lì infatti era attesa la processione del Corpus Domini ‘guidata’ dal cardinale Gualtiero Bassetti a cui il prefetto avrebbe dovuto portare il saluto del Governo. E invece niente, al suo posto c’era il suo vice, il vicario Tiziana Tombesi che assumerà a breve il ruolo di reggente. D’altra parte, sempre ieri, al posto di polizia della prefettura hanno ripetuto più volte che il prefetto non era in sede. Reppucci aveva parlato il giorno successivo alle sue affermazioni ‘incriminate’ sul rapporto droga-famiglie e sulle infiltrazioni in città della criminalità organizzata, e aveva cercato di precisare la sua posizione.  "Bisogna andare oltre il senso delle parole, capire se vuole difendere e costruire o distruggere, io voglio costruire e il mio era solo un modo di dire di fare squadra tutti insieme, che anche le famiglie possono fare di più".

Reppucci era stato nominato prefetto di Perugia alla fine di luglio dell’anno scorso ed entrò in carica in un momento difficile: l’estate scorsa infatti scoppiò il caso dell’eccessivo spaccio in piazza Grimana e della clamorosa protesta dei cittadini che sfociò in un’assemblea pubblica all’aperto il 2 settembre 2013 con circa 500 persone. E il suo debutto non fu affatto felice: in quell’occasione, anche se con parole meno forti, criticò le famiglie sulla questione droga e disse però che in fondo a Perugia non si stava poi così male. Frasi per le quali fu sonoramente fischiato. Ma non si perse d’animo, continuò a incontrare i cittadini, a visitare i Comuni più grandi della provincia, a sollecitare i sindaci – come nel caso del 2 giugno – a non abbassare la guardia
contro la criminalità. In questi undici mesi ha sempre ripetuto che nel capoluogo umbro ‘in fondo si sta bene’ rispetto a certe realtà in cui aveva lavorato (in Calabria ndr) e che non ci si doveva lamentare più tanto. Affermazioni, come quelle di quattro giorni fa, che i perugini non hanno affatto gradito.

m.n.