Perugia, 19 aprile 2014_ Realtà o luogo comune? Da sempre in tutte le sedi, da quelle semiserie a quelle ufficiali, si parla di stretto legame tra Perugia e massoneria, quasi che ogni decisione riguardante la città dovesse essere adottata (anche) in contesti diversi da quelli istituzionali. Per squarciare il velo della retorica, e comunque per verificare la percentuale di verità eventualmente presente in certe asserzioni, abbiamo ritenuto opportuno andare direttamente alla fonte, confrontandoci con il capo della massoneria umbra, il venerabile Antonio Perelli.

«Ci vediamo nella nostra Casa». Antonio Perelli, nuovo presidente del Collegio dei Venerabili umbri, incontra il cronista nel ‘Tempio’ di Corso Cavour, dove una volta c’era la Chiesa delle Orfanelle. Perelli spiega: «Abbiamo lasciato la storica sede di piazza Piccinino perché eravamo in affitto e volevamo una dimora definitiva e degna. Abbiamo finanziato l’acquisto con economie nostre e con l’ausilio del Grande Oriente».
Perelli, lei è stato eletto da 700 maestri. Un voto quasi bulgaro...
«Un così vasto consenso moltiplica il senso di responsabilità. Succedo a nomi prestigiosi, cercherò di esserne degno. Il mio è un servizio che parte dall’intimo personale e si espande all’esterno. Non solo per garantire vicinanza ai fratelli, ma anche ai profani. Per noi conta l’uomo, proprio come per Papa Francesco».
Ma il vostro concetto di umana fratellanza suscita talora aspre critiche
«Equivoci in via di superamento. Un po’ di colpa, direi, ce l’ha la vecchia Chiesa, i Papi dei tempi andati, messaggeri di infondate avversioni culturali motivate da un presunto anticlericalismo. Acqua passata. Ormai tutto è più chiaro, anche i preti sanno ciò che siamo davvero. Io per esempio sono cristiano, battezzato e sposato in chiesa. Sono stato fra i primi a salutare l’Arcivescovo Bassetti. La migliore essenza dell’uomo la cerchiamo noi e la Chiesa, non certo la politica. Ammetto comunque che residui di prevenzione ancora resistono. Qualcuno, incontrandomi, mi dice: ‘Lei è massone? Mah.. la ritenevo una brava persona!’. Ci sorrido sopra».
Ha gravato anche la storiaccia della P2…
«Gelli è stato cacciato per indegnità da Enzo Paolo Tiberi, grande della massoneria umbra. Il rischio delle pere marce è ovunque».
Non vi hanno nuociuto anche mistero e segretezza?
«Non se ne parla più. Siamo un’Agenzia etica, riservati nella ritualità, aperti a ogni conoscenza, ostili al pensiero unico. Siamo un libro aperto».
Ci sono logge coperte?
«Quella non è roba nostra».
Il Gran maestro italiano riceve un’indennità di 120mila euro l’anno. Lei quanto prende?
«Neanche un centesimo, solo rimborsi per le spese di rappresentanza. E verso 500 euro annui per sostenere la baracca».
Si diceva un tempo: massoneria uguale Perugia, cioè uguale potere...
«Perugia e massoneria hanno in comune le radici, e la storia non si cancella. Siamo i figli del 20 Giugno 1859. Potere? No, se intendiamo consorterie per la gestione della cosa pubblica; sì, se significa attenzione per i valori della res pubblica. I sindaci massoni? Il confronto con i presidenti della Regione? In Umbria è inevitabile che chi ha a cuore gli interessi della collettività si misuri anche con la massoneria. Lo hanno fatto Marri, la Lorenzetti e ora la Marini. Sempre in modo limpido».
Gianfranco Ricci