Pertfugia, 15 aprile 2014 - Approvata dalla commissione d'inchiesta del consiglio regionale per l'analisi dei fenomeni di criminalita' organizzata e delle tossicodipendenze la relazione 2014 sull'attivita' svolta finora. Istituito, per la prima volta, un osservatorio regionale sulle infiltrazione mafiose e l'illegalita', composto dai rappresentanti delle istituzioni e delle associazioni che operano nel settore (Libera-Associazioni, Nomi e numeri contro le mafie, Cittadinanzattiva, Legambiente e Mente Glocale). Aperto anche un sito internet dedicato: www.antimafia.regione.umbria.it [2]. La relazione - annuncia un comunicato della Regione - sara' discussa in aula nella prossima seduta del consiglio regionale.

L'attuale fase di lavoro della commissione, dopo un primo periodo dedicato alle audizioni conoscitive con i rappresentanti delle forze dell'ordine e i soggetti impegnati nel recupero dalle dipendenze, si e' incentrata sul problema del consumo di stupefacenti e dello spaccio, che e' radicalmente mutato rispetto alle analisi di qualche anno fa, quando veniva messo in relazione al problema della tossicodipendenza. Oggi i consumatori rappresentano un'area vasta, che va ben oltre l'effettiva tossicodipendenza, una vera e propria massa di consumatori, non piu' assimilabili a quelli tradizionali dei contesti di emarginazione e fragilita' personale. Il consumo di stupefacenti e' divenuto un'occasione di condivisione di esperienze emotive e sensoriali, spesso collegate a occasioni di incontro e di divertimento. La percentuale di uso e abuso di sostanze stupefacenti, spesso in combinazione con gli alcolici, e' altissima e arriva a coinvolgere anche ragazzi delle scuole medie. "Non c'e' piu' una categoria circoscritta di assuntori di droga ma siamo alle prese - si afferma nella relazione - con una comunita' con dimensioni di massa che risulta contigua al mondo degli stupefacenti, fossero pure quelli di minore impatto, recentemente depenalizzati dalle nuove direttive del governo". Preoccupano le nuove dipendenze, come quella del gioco patologico, che ha una platea vasta, composta da molti over 65, e numeri impressionanti: due milioni di euro di giocate giornaliere in Umbria (dati riferiti al primo semestre 2013).

Inoltre, la legalizzazione del gioco d'azzardo non ha eliminato il gioco illegale che, anzi, prospera grazie a proposte specializzate e aumentando i corrispettivi delle vincite. Su questi dati si innesta una considerazione politica da
parte della commissione di Palazzo Cesaroni: "Il fatto - si sottolinea - che la legalizzazione del gioco d'azzardo abbia aumentato il rischio di cadere in comportamenti compulsivi assimilabili a quelli di un tossicodipendente, fa
propendere verso la tesi che la legalizzazione favorisca gli abusi".  "Perugia non sara' la capitale della droga - e' scritto nella relazione della commissione d'inchiesta - ma e' comunque un mercato fiorente e diffuso per le province contermini, come dimostrano le identita' dei morti per overdose, che molto spesso sono persone provenienti da varie parti dell'Italia centrale. La droga arriva a Perugia dallo scalo aeroportuale di Roma e dal porto di Napoli, trasportata dai cosiddetti 'ovulatori', il cui arresto ha permesso di individuare i luoghi di provenienza. I grossisti, invece, appartengono a organizzazioni mafiose.

L'intera catena distributiva e' nelle mani di organizzazioni straniere: i nigeriani importano gli stupefacenti e sfruttano la prostituzione, come fanno anche gli albanesi, in territori riservati dove gli uni non invadono quello degli altri. Lo
spaccio al dettaglio, invece, viene affidato, quasi in esclusiva, ai nordafricani. E' provata l'esistenza di una organizzazione criminale che ha la sua testa in Tunisia. Quando arrivano attraverso i canali dell'immigrazione cladestina i rimpiazzi di quelli che non spacciano piu' perche' colpiti dai provvedimenti delle forze dell'ordine, questi hanno indirizzi che fanno corrispondere una via di un quartiere di Tunisi ad una via di Perugia. Sono state rinvenute mappe del capoluogo umbro con i nomi delle piazze e delle strade ribattezzate secondo la toponomastica tunisina, per rendere piu' agevoli gli spostamenti della manovalanza criminale fin dal primo giorno di arrivo in Umbria".
La relazione si sofferma anche su quella che e' emersa come "Zona grigia", consistente in un appoggio logistico di vario genere per gli spacciatori. Innanzitutto, ognuno di essi circola con una minima quantita' di droga, quella
consentita per uso personale. Questo fa si' che sia molto difficile raggiungere in sede giudiziaria prove sufficienti a configurare il reato di spaccio e alimenta il fenomeno degli arresti seguiti il giorno successivo dai rilasci. "C'e' un
insieme di professionisti e imprenditori - continua la relazione - che forniscono allo spacciatore arrestato documenti validi di soggiorno, attestazioni di occupazione stabile, seppure fittizia, e indirizzi di residenza. Le stesse difese
degli imputati di una medesima etnia sono monopolizzate da pochissimi legali sui quali, per le modalita' con cui vengono loro corrisposti i pagamenti delle spettanze per prestazioni giudiziarie, e' necessario attirare l'attenzione del
fisco".