Perugia, 14 aprile 2014 - Dieci euro per andare in via Trasimeno Ovest, altrettante per tornare a casa. E poi qualcosa in più per recapitare bevande e preservativi a domicilio: nelle piazzole del sesso tra Ferro di Cavallo e Perugia. Silvio, 42 anni detto ‘taxi’ — titolare di noleggio autovetture con conducente —, sarebbe stato, insieme alla compagna Nicoleta (l’esattore della coppia), l’accompagnatore ufficiale delle prostitute gestite dal gruppo albanese-rumeno individuato dai carabinieri nell’ambito dell’operazione denominata proprio «Taxi».

Un giro di lucciole da un milione di euro, secondo una stima degli investigatori. Ora Silvio ha l’obbligo di dimora, in virtù delle ordinanze di custodia cautelare emesse dal giudice per le indagini preliminari del tribunale, Alberto Avenoso. Sette sono finiti in carcere, tra cui il presunto capo della gang, Lazer Vladaj, detto «Zerano», albanese di 32 anni, altri due ai domiciliari mentre per Silvio, Nicoleta e un altro accompagnatore, Gianfranco detto «Franco», 64 anni di Magione, è scattato l’obbligo di dimora. La procura li accusa di aver favorito la prostituzione delle ragazze. Perchè oltre ad accompagnarle e a fare loro da factotum riferivano ai capi della banda la posizione delle ragazze per poterle controllare. Visto che qualcuna, per non pagare, ogni tanto scappava. E poi erano «botte», o minacce nei confronti dei familiari in patria, in Romania.

Lo racconta la più giovane, una minorenne che ‘viaggiava’ con documenti falsi, in una telefonata intercettata dai carabinieri di Assisi che hanno lavorato per mesi, coordinati dal pm Giuseppe Petrazzini: «Sono in ordine con i pagamenti... mi ha minacciata... ha minacciato di morte anche mia madre e mia sorella». Perché vuole il suo sfruttatore vuole i soldi. Tutti «per finire di costruire casa in Romania». «Ti faccio uscire le budella se non mi aiuti visto che per portarti qui ho speso 800 euro...». le dice al telefono. Prova a farsi coraggio: «Sono i miei i soldi». Ma poi il 6 ottobre 2013 quando l’uomo sta per tornare a Perugia si spaventa: «Giuri non mi picchi adesso?». Sono i dietro le quinte squallidi del sesso a pagamento che inonda Perugia quelli che emergono dall’ordinanza di custodia cautelare. I «debiti» maturati («Io ho debiti, 1.800 euro di debiti», dice una ragazza), dalle ragazze. I «controlli» sulle piazzole da spartirsi con gli altri gruppi che controllano la prostituzione. E spesso pure le aggressioni. Come quando due ragazze dicono di essere state picchiate per strada con una mazza da baseball. Oggi scattano gli interrogatori di garanzia. Gli indagati sono difesi dagli avvocati Gianni Dionigi, Donatella Panzarola e Cristian Giorni.