Gubbio, 22 dicembre 2013 - Lo sciame che da stanotte inquieta gli umbri ha origine nella 'faglia di Gubbio'. Dal 18 dicembre la terra trema nell'area tra Scheggia e Pietralunga, una zona dell'Appennino umbro-marchigiano che ha un rilascio sismico pressoche' continuo ed e' nota per alcuni terremoti di magnitudo tra 5 e 6 avvenuti in passato, l'ultimo dei quali a fine aprile del 1984 a sud di Gubbio. In quell'occasione il terremoto principale fu stimato di magnitudo locale (ML) 5,2, mentre la magnitudo momento (Mw) determinata successivamente du' pari a 5,6. Il terremoto del 1984 non provoco' vittime, ma produsse danni del VII grado Mercalli in numerose localita' in provincia di Perugia.

La citta' di Gubbio ha subito effetti superiori al VII grado Mercalli in tre occasioni: in due casi si tratta di eventi antichi di cui si sa poco, mentre nel 1751 un terremoto ebbe come epicentro la zona di Gualdo Tadino, circa 20 km a sud di Gubbio, com una magnitudo stimata di poco superiore a 6. Secondo una delle interpretazioni piu' accreditate, il terremoto del 1984 e' avvenuto sulla "faglia di Gubbio", una faglia ben studiata dai geologi che borda sul lato orientale il bacino di Gubbio, studiata a fondo con analisi di terreno, sismica di esplorazione profonda, dati sismologici e altri dati. Si tratta di una faglia estensionale (o "normale"), che affiora sul bordo nord-est della valle di Gubbio e si immerge sotto alla valle stessa (quindi verso sud-ovest).

Il terremoto del 1984 e' avvenuto nel settore meridionale del bacino di Gubbio ed e' probabilmente legato all'attivita' della faglia di Gubbio. Il settore piu' settentrionale si attivo' nel 2010 (Pietralunga) mostrando un'interessante migrazione degli epicentri. Gli altri settori sono stati attivi piu' o meno sempre in questi anni, ma con una concentrazione maggiore verso sud-est (Gubbio) negli ultimi giorni. Si stanno al momento studiando le caratteristiche della sismicita' per determinare quale sia la faglia attiva (o le faglie attive).

Sembra per il momento che tra la struttura attiva in questi giorni e la faglia del 1984 ci sia un "offset" che non permette di legare facilmente i due andamenti alla stessa faglia. L'andamento nel tempo della sismicita' mostra dei periodi di maggiore attivita' e altri di relativa calma.

Complessivamente per tutta l'area il numero di terremoti nel tempo appare sostanzialmente costante. Questo settore dell'Appennino umbro-marchigiano rappresenta un laboratorio naturale per lo studio della sismicita'. Diversi progetti finanziati negli ultimi anni dal ministero della Ricerca, dal dipartimento della Protezione civile e dall'Ue e coordinati dall'INGV hanno fatto di questa regione una delle aree di studio dei terremoti piu' importante a livello internazionale.

 

Fonte: Agi