Perugia, 13 giugno 2013 - AVEVA IMBRACCIATO il fucile da caccia e sparato alla moglie perche' passava ore al telefono con un servizio di cartomanzia a pagamento e arrivavano bollette esorbitanti. La donna ha rischiato la vita per le ferite al torace ma si e' salvata. Per la Cassazione e' giusta una condanna severa: tentato omicidio e non lesioni come richiesto dalla difesa. Ma no anche all'aggravante dei futili motivi. Lo ha stabilito la Prima Sezione Penale accogliendo sul secondo punto il ricorso presentato dalla difesa di un uomo di 59 anni condannato a dicembre 2011 dalla Corte d'Appello di Perugia.

La Suprema Corte ha riconosciuto che ''il motivo che ha determinato l'imputato a compiere il gesto di estrema gravita' in danno della moglie non e' costituito dall'uso smodato del telefono da parte della vittima (fatto obiettivamente banale rispetto al delitto compiuto), ma dalla circostanza che il ricorso a servizi telefonici di chiromanzia comportava costi tali da dimezzare il reddito dell'imputato, con le gravi ripercussioni sul bilancio familiare''.

La bolletta telefonica del bimestre precedente al reato, commesso il 13 agosto del 1998 - come ricostruito in sentenza 26017 depositata oggi - aveva raggiunto i 2 milioni di lire, la mattina del fatto l'uomo aveva scoperto che in base agli scatti telefonici gia' conteggiati per il solo mese di agosto si arrivava gia' a un milione e mezzo. Per questo ha preso il fucile e premuto entrambi i grilletti dell'arma a due canne. Un gesto non di ''futilita''' secondo la difesa, ma di ''irrazionalita''' dato che il conto in pratica dimezzava il suo reddito. L'eliminazione dell'aggravante dei futili motivi non comportera' in ogni caso sconti di pena perche' gia' in sede di merito erano state concesse le equivalenti attenuanti generiche.

La Corte perugina, usando la linea dura, aveva pero' ritenuto, come riporta la sentenza della Cassazione, che ''l'insorgenza del proposito omicida era del tutto sproporzionato e riferibile ad uno stimolo esterno assolutamente lieve rispetto alla enorme gravita' del gesto compiuto''. Anche in considerazione del fatto che l'imputato guadagnava tra i due milioni e mezzo e i tre, e inoltre suo padre si era offerto di pagare le bollette telefoniche.