Perugia, 21 marzo 2013 - Riaprire il caso dei presunti depistaggi sulla morte di Francesco Narducci. Si tratta del medico perugino scomparso in circostanze misteriose e ritrovato il 13 ottobre del 1985 nel lago Trasimeno, il cui nome è  collegato all'inchiesta  sul 'mostro' di Firenze. A chiederlo è il procuratore generale della Cassazione, Pietro Gaeta, ai giudici della terza sezione penale, sostenendo l'opportunità di accogliere i ricorsi della procura e dalla vedova di Narducci, che si era costituita parte civile. La decisione è attesa nella tarda serata di oggi o nella giornata di domani.

Il procedimento coinvolge a vario titolo 22 imputati, per reati che vanno dall'omissione di atti d'ufficio all'occultamento di cadavere. La procura di Perugia contesta una presunta associazione per delinquere, della quale sarebbe stato promotore il padre del medico, Ugo Narducci, per evitare che riguardo alla morte del figlio si potesse ipotizzare un omicidio collegato in qualche modo alle vicende del mostro di Firenze.
 

La famiglia del gastroenterologo ha sempre parlato di un incidente o un suicidio, escludendo ogni riferimento con le vicende del 'mostro'. Il caso venne archiviato, ma nel 2001 il pm di Perugia, Giuliano Mignini, decise di riaprire il caso ritenendo che Narducci fosse stato vittima di un omicidio perché coinvolto nelle vicende del 'mostro', con presunti collegamenti ai mandanti degli omicidi avvenuti in Toscana.