PERUGIA, 5 febbraio 2012 - La sua storia professionale è legata a uno dei grandi misteri d’Italia, la strage di Ustica. Finalmente dopo più di trent’anni, giorni fa è arrivata una sentenza a sancire a chiare note che ad abbattere il Dc9 dell’Itavia fu un missile lanciato da un aereo militare francese.

Verità che Andrea Purgatori, reporter di razza, anzi di rango, di quelli che il giornalismo d’inchiesta lo hanno fatto e sul serio, va ripetendo da tempo. Purgatori, alla cui esperienza è dedicato il film «Il muro di gomma» di Marco Risi,di cui lui stesso ha firmato la sceneggiatura, oggi all’attività di giornalista e scrittore affianca quella di sceneggiatore. E proprio in questa veste terrà a breve un ciclo di lezioni a Città della Pieve, luogo che definisce «incantevole» e dove in giugno sarà tra i protagonisti del Festival di arte e cultura coordinato da Maddalena Santeroni.
«In verità — rivela Purgatori — io in Umbria ho avuto per tanti anni una casa dove ho trascorso periodi molto piacevoli. Sono romano ma amo la dimensione della provincia italiana che considero un’autentica risorsa sotto molti punti di vista».
Come si sente oggi dopo la sentenza della Cassazione che condanna lo Stato a risarcire i familiari delle vittime di Ustica?
«Contento, soprattutto per i parenti degli 81 morti, con i quali sono sempre rimasto in contatto, stabilendo con alcuni dei veri e propri rapporti di amicizia. E’ a loro che ho pensato subito. Ma questa non è la fine della storia. E’ un punto fermo dal quale partire per arrivare, mi auguro, alla verità storica della strage, che coinvolge la Francia».
Lei ha già invitato il prossimo premier italiano a rivolgersi al presidente Hollande perchè ammetta quanto accaduto.
«E’ vero. Ormai tutti lo sanno. Manca solo l’ufficialità che qualcuno deve ai familiari delle vittime che da trentatre anni si aspettano che venga fatta luce sulla vicenda, una volta per tutte».
Cosa è cambiato nel modo di fare informazione in Italia da allora a oggi?
«Se il riferimento è al giornalismo d’inchiesta va detto che ormai se ne fa poco. Perchè costa e non sempre garantisce risultati. Chi crede che la tecnologia, i computer diano oggi accesso a tutte le informazioni sbaglia. Fare inchiesta significa mettere un giornalista a investigare e escluderlo dalla produzione. Le proprietà, che spesso sono in conflitto d’interesse con i campi d’inchiesta, non approvano».
Per i familiari delle vittime di Ustica lei resta un alfiere di giustizia, non ha mai smesso di cercare, come il giudice Priore e l’ex consigliere del presidente Napolitano Loris D’Ambrosio.
«Diciamo che questa sentenza è senz’altro figlia di un insieme di situazioni favorevoli che si sono create dal ’99 proprio grazie a loro. Ognuna delle famiglie di quelle vittime porta un peso terribile. Ma non hanno mai mollato, mai perso la speranza di avere giustizia. Non si accontenteranno del risarcimento in sede civile».
Veniamo al Purgatori sceneggiatore. Quanto si interfaccia con il giornalista?
«Molto. Almeno per quanto riguarda il metodo della ricerca e dell’organizzazione del materiale. Il bello del cinema è che c’è un gusto diverso però nel raccontare le cose. Si è in qualche modo più liberi».
Anche se a volte non sempre si va d’accordo con i registi. Nel film di Placido su Vallanzasca lei ha ritirato la firma rinunciando persino ai diritti.
«Vero, non ho condiviso alcune scelte. E per coerenza ho preferito staccarmi dal film».
Racconta spesso al cinema o nelle fiction tv casi scottanti della storia d’Italia. C’è qualcosa che ha in mente ma non ha ancora fatto?
«Sì, mi piacerebbe fare un film sullo Ior, la banca del Vaticano. Ma non è facile. Per il momento resta solo un’idea».
Cos’è che la spinge all’insegnamento della sceneggiatura?
«Il contatto con i giovani, e non solo, anche se a volte non è facile trovare da parte loro la voglia di faticare, l’umiltà rispetto al lavoro della scrittura...».
Lei ha uno spiccato «senso» per la ricerca della verità che l’ha portata a collezionare tanti successi ma anche tante rogne. Cosa l’ha spinta a scegliere proprio il giornalismo per così dire più scomodo?
«C’è un film, ‘Sliding doors’, in cui la protagonista ha la possibilità di scegliere tra due strade che cambieranno il suo destino. Nel giornalismo capita quasi subito di trovarsi al bivio dove bisogna scegliere da che parte stare. Da quella del potere o da quella del contropotere. Io non ho mai avuto dubbi...».
Ma c’è anche un Andrea Purgatori più diciamo così ’leggero’, ironico, divertito e divertente?
«Sì, certo che sì. Come dimostrano — conclude — i testi che ho scritto collaborando con Corrado Guzzanti, un vero genio nel suo campo, ma anche recitando io stesso in episodi della serie Boris».
di Donatella Miliani